Sommersi dell’accoglienza: per Amnesty decreto da modificare

I sommersi dell’accoglienza: il briefing di Amnesty International Italia
Un sistema di accoglienza che genera individui sempre più fragili ed emarginati, un sistema di accoglienza tutto italiano. È dalla legge n.132 del 2018, il tristemente noto Decreto sicurezza, che si sviluppa il documento “I sommersi dell’accoglienza” curato dal sociologo Marco Omizzolo e sulla base del quale Amnesty International Italia richiede al Governo italiano delle urgenti modifiche agli attuali decreti in materia di immigrazione ed accoglienza. “Il cambiamento del sistema di accoglienza non va ricondotto solamente al Decreto sicurezza, che certamente ne amplifica le contraddizioni, a svantaggio di coloro che vivono continuamente una violazione sistematica dei propri diritti” ha specificato Omizzolo durante il briefing di mercoledì 22 gennaio, presso la Libreria Red Feltrinelli di via Tomacelli.
“I sommersi dell’accoglienza” con Ilaria Masinara, Marco Omizzolo, Massimo Moratti, Michele Rossi, Gianni Rufini.

“I sommersi dell’accoglienza”, struttura del documento e punti analizzati

La ricerca alla base del documento, il cui titolo richiama il testo di Primo Levi “I sommersi e i salvati” (1986), ha utilizzato  tre diverse fonti: primarie, cioè interviste non standardizzate ma guidate da una traccia-base; secondarie, che includono pubblicista ufficiale sul tema delle migrazioni, accoglienza e Decreto sicurezza, inchieste giudiziarie recenti ed in corso sullo sfruttamento lavorativo di beneficiari di protezione, di minori e donne con riferimento ai loro percorsi di vita in seguito all’approvazione del Decreto; infine di ricerca sul campo, attraverso la ricognizione delle storie di persone già vittime del processo di infragilimento, esaminiate tra agosto e dicembre 2019. Sono state raccolte 25 storie di beneficiari di protezione internazionale eseguite lungo tutto l’asse nazionale, da Bologna a Castel Volturno, Crotone, Foggia, Isernia, Parma, Rieti, Torino, San Ferdinando, Gioia Tauro.Il Decreto sicurezza ha prodotto dei tagli all’accoglienza tali da impedire il naturale processo di inclusione e socializzazione nel Paese, in contrasto con norme costituzionali e di diritto internazionale. Ha modificato la struttura dell’accoglienza, dividendola in prima per i richiedenti asilo e seconda riservata solo ai beneficiari di protezione internazionale; da ciò ne consegue che i richiedenti asilo che non possono accedervi saranno relegati nel limbo della prima accoglienza. Ha eseguito un taglio netto sul Sistema Sprar (ora Siproimi), fino ad allora un fiore all’occhiello per il suo carattere diffuso e non emergenziale. Ha abolito la protezione umanitaria, con la quale ci si riferisce a soggetti con problemi di salute gravi o provenienti da paesi colpiti da catastrofi naturali. Il taglio di fondi destinati a piccoli e grandi centri non garantisce più l’insegnamento della lingua italiana, la formazione professionale, il supporto alla preparazione per l’audizione in Commissione Territoriale per la richiesta d’asilo. Questi solo alcuni dei punti presi in analisi.

Le richieste di Amnesty International Italia

Delineato un quadro sintetico degli aspetti critici del sistema di accoglienza italiano, Amnesty International Italia chiede al governo di applicare profonde modifiche in modo da:

  • assicurare l’esercizio del diritto a chiedere protezione ed accoglienza a tutti i soggetti che arrivano in Italia;
  • consentire la registrazione anagrafica ai richiedenti asilo;
  • impedire ai beneficiari di protezione umanitaria di perdere il proprio status utile ad evitare di cadere in dinamiche di sfruttamento di organizzazioni criminali. Al contempo, di regolarizzare coloro che versano in condizioni di illegalità, il cosiddetto “esercito di invisibili”;
  • favorire i percorsi di inclusione sociale, economica e lavorativa a tutti i beneficiari e richiedenti asilo.

Un decreto che genera insicurezza

Il fenomeno europeo della “criminalizzazione della solidarietà”, cioè di coloro che si prestano ad aiutare le persone in viaggio, è stato richiamato all’attenzione da Massimo Moratti, vicedirettore dell’Ufficio regionale per l’Europa di Amnesty International, il quale ha preannunciato che a breve verrà pubblicato un dossier incentrato sul tema. “Vale la pena avere un decreto che genera timore ed incertezza in chi vuole aiutare, spingendo i soggetti in una posizione di illegalità?” ha aggiunto Moratti.Ed è proprio la testimonianza di Michele Rossi, direttore del Ciac di Parma e coordinatore della rete nazionale Europasilo, a sottolineare le criticità emerse sul territorio, criticità che comportano fatalismo ed arrendevolezza nelle persone. L’effetto dei decreti ha soprattutto minato il rapporto di fiducia tra i migranti e la società autoctona. “Vorrei concludere con una nota di speranza: stiamo continuando a lavorare alla costruzione di luoghi di accoglienza extra istituzionali ed è incredibile la partecipazione ed il sostegno di volontari e famiglie. Questa battaglia va combattuta e portata avanti“. Infine, l’intervento di Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia che in breve ha delineato il quadro di un Paese, il nostro, nel quale “vi è stata una deformazione del linguaggio politico che sta devastando la vita sociale, il dibattito politico, il confronto civile. Non vogliamo vivere in un Bronx selvaggio, violento, cupo, scuro, dominato dalla criminalità, dalla violenza, dal fascismo e dal razzismo. Vogliamo tornare ad essere una società umana, civile e solidale“.

Giada Stallone(23 gennaio 2020)

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