“I sommersi dell’accoglienza”, struttura del documento e punti analizzati
La ricerca alla base del documento, il cui titolo richiama il testo di Primo Levi “I sommersi e i salvati” (1986), ha utilizzato tre diverse fonti: primarie, cioè interviste non standardizzate ma guidate da una traccia-base; secondarie, che includono pubblicista ufficiale sul tema delle migrazioni, accoglienza e Decreto sicurezza, inchieste giudiziarie recenti ed in corso sullo sfruttamento lavorativo di beneficiari di protezione, di minori e donne con riferimento ai loro percorsi di vita in seguito all’approvazione del Decreto; infine di ricerca sul campo, attraverso la ricognizione delle storie di persone già vittime del processo di infragilimento, esaminiate tra agosto e dicembre 2019. Sono state raccolte 25 storie di beneficiari di protezione internazionale eseguite lungo tutto l’asse nazionale, da Bologna a Castel Volturno, Crotone, Foggia, Isernia, Parma, Rieti, Torino, San Ferdinando, Gioia Tauro.Il Decreto sicurezza ha prodotto dei tagli all’accoglienza tali da impedire il naturale processo di inclusione e socializzazione nel Paese, in contrasto con norme costituzionali e di diritto internazionale. Ha modificato la struttura dell’accoglienza, dividendola in prima per i richiedenti asilo e seconda riservata solo ai beneficiari di protezione internazionale; da ciò ne consegue che i richiedenti asilo che non possono accedervi saranno relegati nel limbo della prima accoglienza. Ha eseguito un taglio netto sul Sistema Sprar (ora Siproimi), fino ad allora un fiore all’occhiello per il suo carattere diffuso e non emergenziale. Ha abolito la protezione umanitaria, con la quale ci si riferisce a soggetti con problemi di salute gravi o provenienti da paesi colpiti da catastrofi naturali. Il taglio di fondi destinati a piccoli e grandi centri non garantisce più l’insegnamento della lingua italiana, la formazione professionale, il supporto alla preparazione per l’audizione in Commissione Territoriale per la richiesta d’asilo. Questi solo alcuni dei punti presi in analisi.
Le richieste di Amnesty International Italia
Delineato un quadro sintetico degli aspetti critici del sistema di accoglienza italiano, Amnesty International Italia chiede al governo di applicare profonde modifiche in modo da:
- assicurare l’esercizio del diritto a chiedere protezione ed accoglienza a tutti i soggetti che arrivano in Italia;
- consentire la registrazione anagrafica ai richiedenti asilo;
- impedire ai beneficiari di protezione umanitaria di perdere il proprio status utile ad evitare di cadere in dinamiche di sfruttamento di organizzazioni criminali. Al contempo, di regolarizzare coloro che versano in condizioni di illegalità, il cosiddetto “esercito di invisibili”;
- favorire i percorsi di inclusione sociale, economica e lavorativa a tutti i beneficiari e richiedenti asilo.
Un decreto che genera insicurezza
Il fenomeno europeo della “criminalizzazione della solidarietà”, cioè di coloro che si prestano ad aiutare le persone in viaggio, è stato richiamato all’attenzione da Massimo Moratti, vicedirettore dell’Ufficio regionale per l’Europa di Amnesty International, il quale ha preannunciato che a breve verrà pubblicato un dossier incentrato sul tema. “Vale la pena avere un decreto che genera timore ed incertezza in chi vuole aiutare, spingendo i soggetti in una posizione di illegalità?” ha aggiunto Moratti.Ed è proprio la testimonianza di Michele Rossi, direttore del Ciac di Parma e coordinatore della rete nazionale Europasilo, a sottolineare le criticità emerse sul territorio, criticità che comportano fatalismo ed arrendevolezza nelle persone. L’effetto dei decreti ha soprattutto minato il rapporto di fiducia tra i migranti e la società autoctona. “Vorrei concludere con una nota di speranza: stiamo continuando a lavorare alla costruzione di luoghi di accoglienza extra istituzionali ed è incredibile la partecipazione ed il sostegno di volontari e famiglie. Questa battaglia va combattuta e portata avanti“. Infine, l’intervento di Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia che in breve ha delineato il quadro di un Paese, il nostro, nel quale “vi è stata una deformazione del linguaggio politico che sta devastando la vita sociale, il dibattito politico, il confronto civile. Non vogliamo vivere in un Bronx selvaggio, violento, cupo, scuro, dominato dalla criminalità, dalla violenza, dal fascismo e dal razzismo. Vogliamo tornare ad essere una società umana, civile e solidale“.
Giada Stallone(23 gennaio 2020)
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