Albanesi in Italia, i dati dagli anni ’70 ad oggi

La presenza albanese in Italia non è di certo una novità. Questa plurisecolare immigrazione risale al 1400 circa, quando alcune popolazioni balcaniche abbandonarono i propri territori a causa dell’invasione turco-ottomana. Frutto di questo antico esodo furono le comunità degli arbëreshë -“albanesi d’Italia”– che in paesi di Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia e Sicilia conservano e tramandano i valori tipici della propria cultura, a partire dalla lingua.

Tirana, 1990. Foto di Partin Parr

Anni ’70-’80: comunismo e l’impossibilità di emigrare

Tra gli anni ’70 ed ’80 non vennero registrati particolari ingressi in Italia perché, di fatto, agli albanesi non era concesso di spostarsi a causa delle dure misure adottate dal governo comunista. Agli inizi degli anni ’90 la Repubblica Popolare Socialista d’Albania vide il proprio collasso quando alle manifestazioni studentesche si aggiunsero le rivolte civili. Con l’introduzione delle elezioni multipartitiche nel 1992 il comunismo fu superato dal Partito Democratico d’Albania di Sali Berisha e ai cittadini albanesi venne ufficialmente concessa la possibilità di spostarsi.

Anni ’90: la caduta del comunismo e gli esodi in Italia

La dilagante povertà della popolazione unitamente al collasso del sistema di governo furono il motore dei primi importanti esodi degli anni Novanta. Il primo, nel marzo 1991, il secondo il 7 agosto dello stesso anno.

Lo sbarco della nave Vlora nel porto, agosto 1991 a Bari (foto ANSA)
Durante il primo esodo, raccontato alla popolazione italiana attraverso le immagini televisive delle “boat people”, circa 25.000 cittadini albanesi si riversarono sulle banchine del porto di Brindisi. Le istituzioni furono colte impreparate e gli immigrati vennero collocati in fortuite tendopoli e nello stadio. Allo stesso tempo si attivarono forme di solidarietà da parte di parrocchie, associazioni e famiglie che accolsero volontariamente parte dei profughi. Per rispondere all’emergenza il Governo italiano concesse un permesso di soggiorno temporaneo per consentire ai cittadini albanesi di imparare la lingua, trovare lavoro ed iscriversi all’ufficio di collocamento. Secondo un censimento anagrafico approssimativo gli albanesi registrati sono 23.364 di cui 1.938 minori non accompagnati.Esattamente cinque mesi più tardi, il secondo esodo: la nave Vlora con a bordo 20.000 cittadini albanesi e diretta a Cuba invertì la propria rotta verso l’Italia tentando un primo attracco a Brindisi e successivamente quello definitivo a Bari. La situazione, aggravata dall’emergenza di marzo, fu gestita diversamente. Infatti, parte degli immigrati vennero rimpatriati dopo aver ricevuto le cure necessarie. Altri si dispersero per la città e non vennero censiti.

Anni ’90: i dati sui cittadini albanesi in Italia dopo gli esodi

Secondo fonti Istat, al 31 dicembre del 1991 i cittadini albanesi sono tra le minoranze extracomunitarie più numerose con 24.886 cittadini sul totale (648.953). La presenza albanese è di poco superiore a quella degli ex-jugoslavi (26.727) ma molto inferiore rispetto a marocchini (83.292), tunisini (41.547) e filippini (36.316). Fino al 1994 i numeri restano pressoché gli stessi e nel 1995 aumentano a 30.183 su 729.159 stranieri extra Ue. Molti i giovani, l’età media è compresa tra i 18 ed i 24 anni. Le motivazioni principali che hanno portato gli albanesi in Italia sono di tipo lavorative (17.365).

 Dai ’90 al 2000, la seconda ondata migratoria

Dopo la caduta del comunismo furono attuate delle strategie economiche per risollevare le sorti della popolazione ormai alla deriva. Ma nel 1997 le cosiddette “imprese piramidali” fallirono, riducendo due terzi delle famiglie che in esse avevano investito ad uno stato di povertà. Di qui le rivolte civili denominate dell’Anarchia albanese, una serie di ribellioni che si placarono definitivamente con le elezioni democratiche e la nuova Costituzione del ’98. I flussi migratori albanesi ripresero la rotta italiana, sia per la posibilità di accedere al mondo lavorativo sia per la vicinanza geografica: al 31 dicembre del 1997 i permessi di soggiorno registrati sono 72.551 sul totale di 1.022.896 extra Ue. Con lo scoppio della guerra del Kosovo, che coinvolse l’Albania sia per vicinanza geografica sia per l’alta percentuale di albanesi kosovari, la presenza in Italia crebbe notevolmente.

I primi passi verso l’UE e l’aumento della presenza albanese in Italia

Nel 2003 l’Albania mosse i primi passi verso l’adesione all’UE e gli albanesi ottenero maggiore libertà negli spostamenti. In quell’anno i cittadini albanesi sono 240.421 in notevole aumento rispetto ai 171.567 dell’anno precedente. Qualche anno più tardi – a partire dal 2007 con un crescendo sino ed oltre il 2016 quando gli albanesi sono 406.534. Attualmente l’Albania è tra i candidati più accreditati ad entrare nella UE.

Lavoro e occupazioni, i dati al 2017

In controtendenza, rispetto alle altre comunità dell’Est, i cittadini albanesi impiegati nel mondo del lavoro sono prevalentemente maschi (66,1%) compresi in una fascia d’età che va dai 15 ai 64 anni. La principale area di occupazione è quella industriale (47%), a seguire i servizi pubblici, sociali e alle persone (16%) al pari con commercio e ristorazione. Pochi i dirigenti, professionisti intellettuali e tecnici (5%) rispetto al 50% occupato nel lavoro manuale, al 27% nel lavoro manuale non qualificato e al 18% nelle vendite e servizi personali.

Istruzione e Neet, i dati al 2017

L’ambiente scolastico merita una particolare menzione dal momento in cui le iscrizioni in tutti i livelli di istruzione sono molto elevate. Va precisato che la maggior parte degli alunni è nata in Italia e su 653.522 studenti stranieri non comunitari nell’anno scolastico 2017/2018 circa 114.240 sono di origine albanese (17,5%). In ambito universitario, sono il 78% degli studenti stranieri ma le iscrizioni risultano in calo negli ultimi 5 anni: si passa dagli 11.039 ai 9.609 universitari. Alta l’incidenza femminile (57,6%).

Studenti albanesi a Tirana, 1990. Foto di Martin Parr
I giovani (15-29 anni) che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in percorsi di formazione, i Neet, sono 47.684, in aumento di 2.440 rispetto all’anno precedente, pari a circa un quinto dei Neet non comunitari. Altra incidenza femminile, infatti le giovani Neet sono il 79,4% del totale. Le motivazioni alla base di questi numeri sono differenti: alcuni sono in cerca di occupazione, altri sono impegnati in responsabilità famigliari o hanno particolari condizioni di salute.

I dati più recenti per delineare le caratteristiche della comunità

I dati relativi al 2018 permettono di tracciare un quadro più chiaro sulla comunità in Italia. Gli albanesi sono la seconda comunità per presenze dopo il Marocco, con 483.219 soggiornanti; di questi, la maggior parte (60,6%) vive nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, a seguire la Toscana e l’Emilia-Romagna. C’è un certo equilibrio tra la presenza maschile e quella femminile (48,8%). Le motivazioni di soggiorno sono perlopiù ricongiungimenti famigliari e motivi lavorativi. Il tasso di occupazione è del 53,8% e le aree di occupazione sono l’edilizia (29%) mentre l’alta percentuale di imprenditori individuali (l’8,5% sugli extra Ue) è indice del fatto che la comunità è riuscita ad inserirsi nel tessuto lavorativo e sociale. I minori non accompagnati albanesi sono tra i più numerosi rispetto alle altre comunità extra Ue (13,5%).

La comnuità albanese in Italia: un quadro sintetico
Il lieve calo di presenze nell’ultimo anno è dovuto al fatto che molti albanesi hanno acquisito definitivamente la cittadinanza italiana e che altri hanno preferito far rientro in patria.

La comunità albanese a Roma

La comunità albanese su suolo capitolino si è letteralmente triplicata nell’arco di tempo che intercorre tra il 1° gennaio 2003 ed il 2019, da 6.671 a 16.222 cittadini. È la presenza più numerosa per permessi di soggiorno dopo quella ucraina (20.050) e rumena (184.410).Secondo il censimento del 2017 sulla distribuzione nei vari Municipi romani la comunità albanese è presente principalmente nel VI Municipio con 1630 residenti (3,6%), nel VII con 592 (1,9%) e nel XIV con 535 residenti (2,3%). Il Lazio è tra le prime tre regioni, dopo Emilia-Romagna e Toscana, ad avere il più alto numero di Msna albanesi in comunità: nell’agosto del 2018 ne contava 111 (7,4%). Gli studenti albanesi si collocano al 3° posto tra gli stranieri iscritti presso istituti scolastici del Lazio (4.852) e a Roma (2.981).

 

Giada StalloneInfografiche Flaminia Zacchilli(21 aprile 2020)

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