Didattica a distanza e digitalizzazione per l’italiano L2

Sono stati più di 120 i partecipanti al seminario La didattica a distanza nell’insegnamento della lingua italiana ad alunni di origine migratoria, tenutosi online sulla piattaforma Meet il 16 marzo. L’evento, che ha visto la partecipazione dei relatori Alessandro Perissinotto e Barbara Bruschi, è stato organizzato da Emma Ansovini dell’Associazione Piuculture e dalla Rete Scuolemigranti, e si è configurato come necessario momento di riflessione sull’utilizzo della DAD nell’insegnamento dell’italiano agli stranieri.
La didattica a distanza è uno strumento puramente emergenziale o può diventare una modalità didattica efficace nell’insegnamento dell’italiano L2 agli stranieri? 

Didattica a distanza
La didattica a distanza nell’insegnamento dell’italiano L2

DAD: da intervento emergenziale a strumento di lavoro

La DAD da mero strumento emergenziale rischia di diventare una modalità didattica con cui il mondo della scuola avrà a che fare per molti mesi ancora. Dapprima esorcizzata poi enfatizzata, si è rivelata tuttavia uno strumento utile per il lavoro didattico anche nell’insegnamento dell’italiano agli stranieri.  “In un primo momento attuata come mera trasposizione della classica lezione frontale con esiti non proprio felici, la DAD ha senso soltanto se utilizzata in un’ottica integrata con la lezione in presenza, perché consente l’utilizzo di piattaforme che aprono modalità didattiche nuove. Può essere un plus ma non deve essere un unicum”, spiega la presidente di Piuculture Amalia Ghisani. “Basti pensare alle piattaforme come Wooclap che consentono di elaborare giochi didattici o piattaforme per il digital Storytelling che consentono la creazione di storie in comune ma in differita, utili in un contesto di italiano L2 soprattutto per gli alunni delle scuole medie. Noi pensiamo erroneamente di essere totalmente digitalizzati perché possediamo un cellulare, siamo abituati a pensare ai giovani come nativi digitali. Il ricorso della DAD ha fatto emergere almeno due questioni: la necessità di un aggiornamento degli insegnanti in merito alle tecnologie da usare per la didattica e la necessità di un’educazione al digitale per gli alunni. La mancanza di una formazione digitale adeguata, se sommata al deficit linguistico di partenza, rischia di essere un ulteriore elemento di ostacolo per la realizzazione dei giovani alunni stranieri che popolano le scuole italiane”

La complessa digitalizzazione degli alunni stranieri

Scarsa competenza digitale e carenza di dispositivi sono i due fattori che hanno maggiormente ostacolato un pieno coinvolgimento degli alunni stranieri nella prima fase dell’attuazione della DAD. Con il Decreto Scuola del 6 aprile 2020 sono state stanziate ingenti risorse per l’acquisto di strumentazione digitale da fornire in comodato d’uso agli alunni più bisognosi delle scuole italiane, ma in molti casi le famiglie di origine migratoria hanno rifiutato di ricevere i dispositivi perché timorosi di incorrere in sanzioni in caso di danneggiamento. La centralità del contesto socioeconomico di partenza e il ruolo dei genitori nel percorso scolastico degli alunni sono diventati particolarmente evidenti quando la scuola, d’improvviso, ha cessato di essere un luogo separato e si è trasferita nelle mura domestiche. Genitori scarsamente integrati e spesso poco alfabetizzati nella lingua italiana non possono offrire un adeguato supporto, sia sul piano gestionale che su quello didattico, ai propri figli, che rischiano di vedere approfondito il senso di isolamento rispetto al gruppo classe già comportato dall’abbandono della lezione in presenza. “Il ricorso alla DAD risulta scarsamente fruttuoso nelle situazioni in cui la componente affettiva-relazionale dell’attività didattica diventa più centrale, come nel caso degli alunni stranieri neo-arrivati o per gli alunni delle scuole elementari. In questi casi, sebbene consenta un intervento didattico più individualizzato e centrato sui bisogni del singolo alunno, la DAD da sola può supplire ancor meno efficacemente alla lezione in presenza”.

L’educazione digitale come progetto politico

Nel corso dell’ultimo anno la scuola di italiano dell’associazione Piuculture, insieme a molte altre realtà che compongono l’universo di associazioni della Rete Scuolemigranti, è stata costretta a ripensare radicalmente le modalità di erogazione dei laboratori linguistici, con l’abbandono dello schema classico degli incontri in presenza nelle scuole in orario didattico. Degli 11 000 utenti dei corsi di italiano erogati dalla Rete nel 2019, 7 000 sono stati raggiunti nell’ultimo anno grazie all’attivazione delle lezioni online. Il ricorso alla didattica a distanza, come hanno insegnato questi mesi di pandemia, è diventato uno strumento indispensabile anche per l’inclusione linguistica degli stranieri. Ma non si possono sfruttare appieno le sue potenzialità senza la creazione di infrastrutture digitali adatte, un tema rilevante di strategia politica. “Se il digitale è un nuovo linguaggio che va insegnato e appreso, bisogna trovare una modalità di alfabetizzazione digitale che sia capillare ed efficace. L’Italia del dopoguerra con il maestro Manzi ha alfabetizzato milioni di italiani. Chi si occuperà di insegnare a italiani e non l’ABC del digitale?”

Silvia Proietti
(24 marzo 2021)

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