Navi quarantena. Lamorgese: “disponibili ad alternative”

Navi quarantena, la disponibilità di Lamorgese a soluzioni alternative
Luciana Lamorgese. Foto di Imagoeconomica – Canio Romaniello

Nel corso del Tavolo Asilo tenutosi il 25 maggio la ministra Luciana Lamorgese ha espresso la disponibilità del Viminale al superamento del modello navi quarantena. “Accogliamo positivamente questa risposta e pensiamo che si stia procedendo effettivamente verso questa direzione”, afferma Ilaria Masinara, campaign manager di Amnesty International. “Nel corso dell’interlocuzione, infatti, è stata la stessa ministra a fare richiesta alle associazioni presenti di un interessamento per la verifica di luoghi idonei per lo svolgimento della quarantena dei migranti a terra e non più sulle navi, così come già avviene per minori non accompagnati”.

Un metodo più semplice, umano ed efficiente

La quarantena svolta a terra sarebbe anzitutto un modo più semplice per mantenere le norme di base rispetto al distanziamento e alla possibilità di utilizzare i dispositivi di protezione e prevenzione in un contesto più sicuro”, prosegue Masinara. “Sarebbe altresì un metodo più umano, perché chiaramente rispetto all’utilizzo delle navi quarantena l’altra questione che si pone è anche il fatto di trattenere persone in un contesto per loro significativamente ostile come quello del mare. Per tanti di loro la quarantena su di una nave può configurarsi come un vero e proprio incubo, con effetti devastanti sulla salute mentale non solo per i bambini e le bambine, ma anche per le famiglie e per gli adulti”. Anche a seguito delle tragiche morti, del quindicenne Abdallah Said e del diciasettenne Abou Diakite, il Governo ha deciso che i minori non accompagnati devono svolgere la quarantena a terra. Tuttavia i minori regolarmente accompagnati continuano a subire la quarantena sulla nave. “Questo è un aspetto che non va sottovalutato, nessun minore dovrebbe subire l’isolamento su di una nave. Non solo, quando si parla di salute mentale tutte le persone risentono del fatto di essere confinati in posti chiusi e stretti e soprattutto di essere esposti a possibilità di contagio molto maggiori rispetto a una quarantena svolta in luoghi più idonei. Per questo la nostra richiesta è quella di andare verso il superamento delle navi per l’isolamento dei migranti, operando invece le quarantene sanitarie a terra: sia all’interno dei centri, ma anche mediante la cosiddetta accoglienza diffusa, la quale prevede appartamenti che potrebbero essere deputati a questo tipo di funzione”.

Aumenti degli sbarchi e nuove navi quarantena

Dal 1 gennaio al 31 maggio 2021 sono sbarcati 14.412 migranti. L’anno precedente, in piena emergenza covid e con l’applicazione delle norme restrittive, negli stessi mesi erano sbarcate 5.119 persone, quasi lo stesso numero raggiunto nel solo mese di maggio 2021. “In considerazione del perdurare dell’emergenza sanitaria in atto e del probabile incremento del numero dei migranti in arrivo nel periodo estivo” il Governo con un bando della protezione civile ha fatto richiesta di altre quattro navi da destinare alla quarantena. Ogni nave, dal 1 giugno al 30 luglio, potrà ospitare dai 300 ai 400 migranti e il costo previsto per il noleggio alle compagnie di navigazione è di 36 mila euro per imbarcazione al giorno. “Questo ci fa pensare che il superamento non sia immediato – commenta Masinara –, ma che comunque si possa verificare in tempi ragionevoli. Certo, la richiesta delle nuove navi ci induce a non abbassare la guardia. Ma dobbiamo anche credere nelle parole della ministra Lamorgese, quando dice che si vuole effettivamente andare verso il superamento delle navi quarantena perché se ne riconosce, per così dire, la non necessità. Infatti, nel breve tratto di storia che accompagna l’idea delle navi quarantena i tassi di positività non sono mai stati particolarmente elevati, mentre i livelli di preoccupazione sulla gestione e il trattamento delle persone a bordo hanno suscitato forti preoccupazioni”. Ma quali sono le criticità che presenta l’idea di utilizzare le navi quarantena, piuttosto che un inserimento nel sistema di accoglienza? “La prima criticità è relativa alla privazione di libertà di queste persone. Vi è poi un altro aspetto, quello dell’impatto sanitario delle navi quarantena, che non va nella direzione di una soluzione dei problemi ma, viceversa, crea situazioni di forte promiscuità in cui è difficile mantenere il principio alla base della quarantena, cioè l’isolamento. Si espongono così queste persone al rischio del contagio, in un luogo che invece avrebbe dovuto essere deputato a tutelarli. Infine, il terzo degli aspetti è quello del costo delle navi quarantena, il quale risulta molto più elevato rispetto a un qualsiasi percorso di isolamento a terra”.

La pressione sull’Italia e gli sbagli dell’Europa

“Oltre alle criticità insite nel sistema navi quarantena, vi è una forte pressione relativa al sistema di accoglienza italiano e a come esso vada ridefinito. Ad esempio la diversa impostazione tratteggiata nella nuova legge sull’immigrazione non ha ancora condotto a risultati concreti e tangibili. Esiste poi una questione più ampia, relativa alla politica degli Stati europei: faccio riferimento alla revisione dell’accordo di Malta. La questione delle quote per il ricollocamento dei migranti soccorsi in operazioni SAR è una grave mancanza di responsabilità degli Stati Europei. Nel documento del nuovo patto sull’immigrazione e l’asilo della Commissione Europea la redistribuzione è intesa come semplice meccanismo di solidarietà. Ma con questa logica continua a mancare l’idea di un supporto a Stati come l’Italia, Malta, la Spagna e la Grecia che, in realtà, sono sempre stati lasciati piuttosto soli rispetto alla gestione della migrazione. Vi è una mancanza di impegno concreto e vi è altresì la mancata presa di posizione, da parte dell’Unione, rispetto a politiche discutibili come l’esternalizzazione delle frontiere. In questo modo si è deputato a Paesi terzi, in cui il rispetto dei diritti umani non è dato per garantito, parte della gestione della politica estera europea. Una deriva che abbiamo visto a più riprese essere molto pericolosa e di fatto molto poco tutelante per le persone in movimento”, conclude Masinara.

Vincenzo Lombardo
(1 giugno 2021)

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