Il 29 settembre è stata presentata dalla Commissione Europea la relazione del 2021 sulle tematiche di Migrazione e Asilo, volta a fare il punto sui progressi compiuti e sui principali sviluppi della politica europea in materia immigrazione nell’ultimo anno e mezzo.
È infatti trascorso un anno da quando la Commissione Europea ha presentato le sue proposte per un Nuovo Patto sulla Migrazione e l’asilo. Sono stati riconosciuti progressi, seppur lenti, riguardo le politiche migratorie dell’UE. Tuttavia, il quadro appare oggi sempre più complesso: sfide migratorie di nuova natura, poste dalla continua pressione nel Mediterraneo centrale, dal deterioramento della situazione in Afghanistan e dai nuovi flussi sulle frontiere orientali, determinano la necessità di trovare strade nuove e prospettive sempre più ampie.

Tra i temi centrali presentati nel report, l’adozione di un piano d’azione rinnovato contro il traffico di migranti e una comunicazione sull’applicazione della direttiva dell’Unione sulle sanzioni nei confronti dei datori di lavoro.
Sulla base degli obiettivi del primo piano d’azione dell’UE contro lo sfruttamento, riferito al periodo 2015-2020, la Commissione intende ad oggi proseguire la lotta al traffico di migranti attraverso tutti gli strumenti operativi, giuridici, diplomatici e finanziari a disposizione dell’UE per rispondere allo sfruttamento e alla strumentalizzazione della migrazione irregolare in ambito lavorativo.
Condividere buone prassi, collaborando con le autorità nazionali del lavoro e quelle competenti per l’immigrazione, i sindacati, le organizzazioni della società civile, le parti sociali, le organizzazioni internazionali e la piattaforma europea contro il lavoro non dichiarato sono i punti chiave per aiutare gli Stati membri a migliorare l’attuazione delle norme dell’UE. Entro la fine del 2022 la Commissione attuerà le misure presentate nel documento per fare il punto sui risultati raggiunti nella prossima relazione, prevista al più tardi nel 2024.
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Dalla crisi 2015-2016 al Nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo 2020
“Adotteremo un approccio umano e umanitario. Salvare vite in mare non è un’opzione. E quei paesi che assolvono i loro doveri giuridici e morali o sono più esposti di altri devono poter contare sulla solidarietà di tutta l’Unione europea. Tutti devono farsi avanti e assumersi la propria responsabilità”. Queste le parole tratte dal discorso della Presidente Ursula von der Leyen presentate nel Nuovo Patto sulla Migrazione e l’asilo, documento del 2020, il quale partiva dai dati del precedente quinquennio:
- 1,82 milioni gli attraversamenti illegali delle frontiere esterne dell’UE al culmine della crisi migratoria del 2015, numero sceso a 142 000 nel 2019.
- 20,9 milioni i cittadini di paesi terzi che nel 2019 soggiornavano legalmente negli Stati membri dell’UE, un numero pari al 4,7% circa della popolazione totale dell’UE.
- 1,28 milioni le domande di asilo nel 2015, numero sceso a 698000 nel 2019.
- 2,6 milioni di rifugiati, ospitati dall’UE alla fine del 2019, numero pari allo 0,6% della popolazione.
La crisi dei rifugiati del 2015-2016 ha rivelato la presenza di gravi carenze, si legge nel Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo, dimostrando quanto sia complesso gestire una situazione che colpisce i diversi Stati membri con modalità differenti. Da qui la necessità, espressa nel documento, di instaurare un quadro europeo nuovo e duraturo per gestire in maniera interdipendente le politiche degli Stati membri e fornire una risposta adeguata a sfide ed opportunità.

Politiche europee su migrazione e asilo: dove stiamo andando?
Un’idea condivisa di futuro: i punti del Nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo presentate nel 2020:
- Nuove procedure per stabilire rapidamente lo status all’arrivo: lo screening comprenderà l’identificazione, controlli sanitari e di sicurezza, il rilevamento delle impronte digitali e la registrazione nella banca dati Eurodac.
- Un quadro comune per la solidarietà e la condivisione della responsabilità tra gli Stati membri: di qui la necessità di un approccio che superi i limiti dell’attuale regolamento Dublino, garantendo così strumenti più flessibili per aiutare gli Stati membri che affrontano le sfide più pesanti.

- Convergenza tra strategie nazionali e strategie europee: una cooperazione europea più stretta per migliorare la gestione dei fenomeni migratori sia a livello nazionale che europeo, per la creazione di un sistema più efficace e flessibile.
- Sostegno ai minori e alle persone vulnerabili: le esigenze dei minori sono considerate dalla Commissione una priorità, in quanto questi risultano soggetti estremamente vulnerabili; in particolare le donne e le ragazze rischiano anche di diventare vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale o di altre forme di violenza di genere. Alternative efficaci al trattenimento, ricongiungimento familiare più rapido, accesso rapido e non discriminatorio all’istruzione e ai servizi di integrazione dovrebbero essere offerti ai minori durante l’intera procedura di determinazione dello status.
- Un sistema comune ed efficace sui rimpatri: ad oggi l’efficacia dei rimpatri varia da uno Stato a Stato e dipende in larga misura dalle norme nazionali nonché dalle relazioni con determinati paesi terzi. Da qui la necessità di istituire un sistema europeo comune improntato a una cooperazione più efficace con i paesi terzi. La promozione del rimpatrio volontario è stato dichiarato un obiettivo strategico fondamentale, in primis perché “coloro che soggiornano illegalmente sul territorio dell’UE sono esposti a condizioni precarie e allo sfruttamento ad opera di reti criminali”.
Elisabetta Rossi
(06 ottobre 2021)
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