Lavoratori stranieri in Italia: il X Rapporto del Ministero del Lavoro

lavoratori stranieri
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Il 15 luglio il Ministero del Lavoro ha pubblicato il X Rapporto annuale sugli Stranieri nel mercato del lavoro in Italia, risultato di un’indagine condotta dalla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione. I dati, riferiti all’anno 2019, evidenziano un quadro su cui l’emergenza COVID-19 ha agito in modo significativo e i cui effetti saranno pienamente valutabili soltanto nel prossimo anno. Tra questi rientra anche l’attuazione di specifici interventi ministeriali, come la discussa regolarizzazione dei lavoratori stranieri in diversi settori economici.

Lavoratori stranieri: occupazione e divario di genere

In Italia sono 2 505 000 i lavoratori stranieri e rappresentano il 10,7% degli occupati totali nel nostro paese. Il tasso di occupazione straniera si attesta intorno al 60,1%, superiore al 58,8% degli autoctoni, con una componente maschile in crescita dello 0,6% rispetto all’anno precedente, contro un decremento dello 0,4% della componente femminile. Il tasso di inattività degli stranieri extra-UE (30,2%), per quanto elevato, risulta comunque inferiore a quello italiano (34,9 %).
Tra le comunità che registrano una maggiore percentuale di occupazione spiccano:

  • filippina, 80,4%;
  • cinese, 75,5%;
  • peruviana, 70,7%.

Specularmente alcune comunità, come quella marocchina, registrano tassi di inattività e disoccupazione molto alti: rispettivamente 42,5% e 23%, seguita da quella pakistana, 38,5% e 14,5%.
La differenza di genere nell’accesso al mondo del lavoro è marcata e fa registrare tassi di inattività e disoccupazione nettamente superiori per quanto riguarda la componente femminile: più dell’80% delle donne di origine pakistana, bangladese ed egiziana sono disoccupate, con picchi del 90% per quanto riguarda le donne pakistane. La condizione socio-occupazionale delle donne straniere è fortemente condizionata dalle esigenze di cura di familiari e figli, dato che raggiunge percentuali significative in alcune comunità. Appartenenti ad una fascia anagrafica che va dai 18 ai 64 anni, dichiarano di occuparsi di figli e familiari:

  • il 95,2% delle egiziane;
  • il 75,2% delle tunisine;
  • il 72,2% delle bangladesi;
  • il 70% delle pakistane.

Una condizione che ha ripercussioni importanti nell’accesso al mondo del lavoro, in parte dovuta ma sicuramente aggravata dalla scarsa offerta di servizi per l’infanzia e dalla loro non sostenibilità in termini economici, ma anche dall’assenza di una rete familiare di supporto.
Uno dei settori caratterizzati da un’alta percentuale di lavoratrici di origine straniera, quello dei servizi domestici e cura alla persona, è stato uno dei più colpiti dall’emergenza coronavirus. Per mesi centinaia di migliaia di lavoratrici straniere sono rimaste senza reddito perché irregolari: da qui la gran mole di domande di regolarizzazione presentate dalle lavoratrici straniere in seguito all’approvazione del Decreto Rilancio dello scorso 13 maggio.

Sintesi interattiva consultabile al link https://infogram.com/sintesi-x-rapporto-annuale-2020-1hzj4oz90lyo2pw?live

Settori economici e tipologie di occupazione

Nel 2019 sono 5,255 milioni gli stranieri presenti in Italia, con un’incidenza dell’8,7% sulla popolazione italiana. Dei 242 000 ingressi di cittadini non comunitari registrati nel nostro paese nel corso del 2019, solo il 6% è stato motivato da esigenze lavorative, la maggior parte invece da ricongiungimento familiare. Tra le nazionalità maggiormente rappresentate troviamo romeni (1 207 000), albanesi (441 000), marocchini (423 000), cinesi (300 000) e ucraini (239 000). Registrano tuttavia un forte incremento la comunità nigeriana (+10,7%) e quella bangladese (+6%).
L’87% degli occupati stranieri in Italia sono lavoratori dipendenti, concentrati soprattutto in alcuni settori:

  • servizi collettivi e personali, 642 000;
  • industria, 466 000;
  • alberghi e ristoranti, 263 000;
  • commercio, 260 000;
  • costruzioni, 235 000.
Sintesi interattiva consultabile al link https://infogram.com/sintesi-x-rapporto-annuale-2020-1hzj4oz90lyo2pw?live

La componente straniera raggiunge percentuali importanti in alcuni settori, come il 36% degli occupati nei servizi alla persona o il 18,3% di impiegati nel settore agricolo. Tuttavia, nel confronto con i dati del 2018, appare in crescita anche il tasso di lavoratori stranieri indipendenti (+2,7%), in netta controtendenza rispetto agli italiani. Cresce inoltre il numero di titolari di imprese nati fuori dall’UE, 383.462, pari al 12,2% del totale, concentrati soprattutto nel settore commerciale, il 43,1% del totale, e dell’edilizia, il 21,1%. Le comunità più rappresentative per numero di imprenditori sono:

  • marocchina, 64.173 titolari;
  • cinese, 53.297;
  • albanese, 33.294;
  • bangladese, 30.682.

Soltanto il 21,9% dei titolari di impresa di origine straniera sono donne.

Silvia Proietti
(22 luglio 2020)

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