Diritto a migrare: la proposta per la nuova Costituzione cilena

 

diritto a migrare
La mobilità umana è un fenomeno caratterizzante la nostra epoca. Strada brulicante di vita a Santiago del Cile, foto di Mauro Mora per Unsplash

Diritto a migrare, diritto all’ambiente, diritto dei popoli indigeni ad abitare la propria terra: di questi e altri temi tutt’altro che scontati si sta discutendo nel Cile alle prese con la redazione della nuova Costituzione, a coronamento del cambio di rotta aperto nel paese dopo le rivolte del 2019. La Costituente, composta da 155 cittadini – 78 uomini e 77 donne – eletti a maggio 2021 sarà chiamata a discutere anche della proposta di iniziativa popolare 11 906 intitolata “Reconocimiento constitutinal del derecho a migrar y de los derechos de las personas migrantes y refugiadas en Chile y de Chilenos/as en el exterior”.

La proposta di iniziativa popolare 11 906

La proposta di iniziativa popolare 11 906, promossa dalla rete Chile Migra che racchiude decine di associazioni di migranti in Cile e di cileni all’estero, riguarda l’introduzione all’interno della nuova Costituzione del diritto a migrare, nella duplice accezione di diritto dei migranti cileni all’estero e diritto dei migranti presenti in Cile.
Il Cile ospita l’8% di stranieri, nella maggior parte dei casi rifugiati venezuelani o migranti provenienti da Haiti, Perù e Bolivia, e circa il 6% dei Cileni vive all’estero, nella maggior parte dei casi stanziati in Argentina (dati INE, Instituto Nacional de Estadisticas). Si tratta di due percentuali praticamente analoghe. 

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Il 22 gennaio sulla piattaforma Zoom la rete Chile Migra con il supporto di Revista Sur ha organizzato un incontro per discutere e promuovre la proposta di iniziativa popolare 11 906

Emigrati e immigrati uniti nel diritto a migrare

Nonostante il diritto a migrare sia un diritto umano fondamentale richiamato da molteplici trattati internazionali e in molte Costituzioni nazionali – in Italia è l’articolo 10 della Costituzione a sancire il diritto di asilo – non si è mai inteso il fenomeno in questa duplice accezione, che accomuna immigrati ed emigrati nell’ottica di una promozione dei reciproci diritti. Alla base della proposta 11 906 c’è la constatazione che il generico richiamo al principio di non discriminazione nei confronti degli stranieri non si traduce automaticamente nel pieno godimento dei diritti umani fondamentali, né che la parità di trattamento tra cittadini expat e quelli rimasti in patria garantisca un analogo trattamento. 

 Molti dei temi avanzati dalla proposta hanno significative rispondenze con l’Italia, con proposte spesso naufragate nel corso del dibattito prima pubblico e poi politico, contrassegnato nel nostro paese da una tendenziale uniformità quando si tratta di temi legati al fenomeno migratorio.

Cittadinanza

  • Riconoscimento della cittadinanza a tutti i ragazzi e ragazze nati nel territorio nazionale, in maniera illimitata, secondo il principio dello ius soli.
  • Garanzia che ogni persona nata all’estero da padre o madre di nazionalità cilena, senza alcun requisito di residenza in Cile, abbia gli stessi diritti di chi è nato nel territorio nazionale (ius sanguinis).

Diritti civili e politici

  • Garantire i diritti civili e politici di migranti e rifugiati e stabilire che le persone nate in altri paesi ma residenti in Cile ottengano il diritto di voto quando trascorrono almeno tre anni consecutivi di residenza nel territorio nazionale.
  • Riconoscere i pieni diritti civili e politici a tutti gli uomini e le donne cileni che vivono all’estero, ed in particolare il loro diritto alla nazionalità, alla cittadinanza, al voto e ad essere eletti a posizioni di rappresentanza popolare, in condizioni di parità con la popolazione residente in Cile. Si tratta di un’esigenza emersa in maniera evidente durante le votazioni per il Plebiscito costituzionale del 2020, in cui soltanto il 4% dei cileni all’estero è riuscito a recarsi alle urne, o per difficoltà nel raggiungere i Consolati o per la legge che ostacola l’iscrizione automatica dei 18enni cileni all’estero nelle liste elettorali.

Plurinazionalità e interculturalità

  • Lo Stato del Cile deve essere plurinazionale e attuare l’approccio interculturale in tutta la sua legislazione, politiche pubbliche e programmi sociali.
  • La Costituzione deve garantire il pieno riconoscimento delle nazioni e dei popoli che abitano il Cile, così come i loro diritti collettivi, identità, conoscenze, culture e lingue. Allo stesso modo si impegna a rispettare i loro territori ancestrali, le loro istituzioni e le forme di autodeterminazione.

La novità della proposta cilena

Ma cosa può insegnare, quindi, l’approccio alle migrazioni proposto per il Cile che verrà e dove risiede la sua novità?  “A quanto mi risulta, si tratta del primo caso in cui le organizzazioni dei migranti in un Paese e di emigrati dallo stesso Paese si mettano d’accordo attraverso una piattaforma comune, gestita da alcune delle organizzazioni che ne fanno parte, per presentare e discutere le loro istanze, anche se non sempre totalmente coincidenti. Quello che intendiamo proporre e valorizzare è un nuovo approccio al fenomeno della migrazione, inteso come mobilità umana senza distinzione tra chi parte e chi arriva. Alla sua base fondamentalmente c’è la constatazione dei problemi di integrazione comuni ai migranti nei vari paesi” Spiega Javier Ossandon membro della Commissione dei Diritti Umani della nuova Costituente.

“La nostra proposta non ha raggiunto il quorum delle 15.000 firme di cittadini entro il termine del 1° febbraio per venire automaticamente discussa dalla relativa commissione all’interno dell’Assemblea Costituente. Tuttavia, essendo una sponsorizzata da almeno 8 membri della Convenzione che rappresentano non meno di 4 Regioni del Paese, rientra nel novero di quelle che verranno comunque discusse dai costituenti. La partita quindi non è ancora chiusa”. 

Silvia Proietti
(9 febbraio 2022)

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