Rotte dei popoli e politiche migratorie europee

Di “Rotte dei popoli e politiche migratorie europee” si è discusso, sabato 29 gennaio 2022, al circolo l’Ortaccio, che ha organizzato il dibattito insieme all’ Arci Valdera, a Vicopisano in provincia di Pisa.
Sono stati affrontati tre macro-temi: inizialmente si è parlato, con Enrica Inghilleri, avvocatessa di strada onlus, della normativa europea, della la possibilità o meno di varcare i confini Ue. Nella seconda parte invece, con Carolina Paolicchi, co-fondatrice di Astarte Edizioni, è stata affrontata la questione delle parole che vengono utilizzate quando si ha a che fare con il fenomeno migratorio e dell’importanza delle operazioni di salvataggio effettuate dalle ONG in mare. Nella terza e ultima parte,  Anna Brambilla di ASGI,  si è focalizzata sulle varie rotte d’Europa, quelle via mare del Mediterraneo e dell’Egeo, e quella via terra delle rotta balcanica. Moderatrice del dibattito, Modera Jenny Salerno di ARCI settore immigrazione.

Come si accede nella fortezza Europa

L’avvocatessa Enrica Inghilleri, comincia subito col chiarire che l’Italia, come tutti gli altri Stati membri dell’Ue, “si muove all’interno di un quadro condiviso. Nessun paese può scegliere misure diverse su l’immigrazioni da quelle Ue”. Nonostante il quadro normativo europeo sia univoco, per via della  posizione geografica, l’Italia si trova ad affrontare delle situazione diverse rispetto a quelle di altri paesi membri. “Siamo un punto di arrivo delle rotte via mare”.
La Inghilleri si sofferma sulla inattuabilità della normativa europea. Ossia che si può entrare in Europa solo quando paese di orginie stabilisce che ha bisogno di un certo numero di lavoratori. “Tutto questo è fantascienza. Nella realtà arrivano persone che migrano: spinti da conflitti interni, guerre e carestie. Che hanno bisogno di scappare perché sono oppresse e hanno necessità di lavorare.”
La normativa risulta inattuabile nella realtà anche perché non c’è un canale ufficiale di comunicazione per il lavoro in Italia. Perciò, quando una persona arriva in Italia,  pagando e passando dal mare – per chi proviene dai paesi del Nord Africa – o via  terra se sono migranti che arrivano ai confini a Nord Est, dopo essere stata fermata e schedata, non può dichiarare di voler entrare perché alla ricerca di un lavoro, perchè non ha appunto seguito la procedura ufficiale. Allora è costretta a sostenere di voler entrare perché cerca protezione.
A questo punto entra nel sistema di accoglienza. I migranti devono sostenere un colloquio con la commissione, in seguito al quale possono ricevere un diniego oppure un riconoscimento. Questo per ottenere lo status di rifugiato. Si può essere ammessi nel territorio italiano anche ottenendo la protezione umanitaria. Essa viene concessa a coloro che, pur non avendo i requisiti per rientrare nella categoria di rifugiato, non possono tornare nel loro paese d’origine, poiché risulterebbe troppo pericoloso.
Inghilleri ricorda che: “con i decreti sicurezza abbiamo assistito a un’involuzione: é stata annullata la protezione umanitaria“. Attualmente, invece, con il governo Draghi, è come se fosse rientrata in vigore. Continua Inghilleri “ogni anno fino al 2018 c’è stato un provvedimento governativo che autorizzava i lavoratori di fare ingresso in Italia”, si tratta del decreto flussi che annualmente stabilisce i lavoratori che possono entrare nel nostro paese. A causa anche della pandemia l’Italia non aveva più utilizzato tale strumento fino al 21 dicembre 2021 quando è stato varato un nuovo decreto flussi.
Centri di accoglienza. In questi anni, secondo Enrica Inghilleri, “i vari Ministri degli Interni che si sono succeduti, da Minniti a Salvini fino alla ministra Lamorgese, hanno attuato politiche che hanno indebolito i centri di accoglienza straordinaria. “Gli si è tolto tutto. I migranti non avevano possibilità di studiare o lavorare, ma solo attendere anche anni che arrivasse la risposta alla loro domanda. Oggi la situazione è leggermente migliorata, nonostante la pandemia abbia fatto sì che tutto proceda a rilento”.

“Cuore delle migrazioni”, un testo collettivo al quale hanno partecipato 70 artisti

Carlina Paolicchi, di Astarte Edizioni, discute del libro, uscito presso la casa editrice per la quale lavora,  Cuore delle migrazioni. “i testi sono di 70 artisti che hanno donato la loro opera. Anche per la traduzione in italiano è il risultato di un lavoro collettivo”.
La casa editrice Astarte Edizioni ha avviato una collaborazione con Sos Mediterranée Italia, ONG che si occupa di salvataggi nel Mediterraneo. I ricavati del libro Cuore delle migrazioni andranno alla ONG.
La Carlina Paolicchi prosegue mettendo in luce, attraverso i dati, l’importanza del lavoro di Sos Mediterranée. “Nel 2021, anno più drammatico, sono morte più di1500 persone. Le Ong ne hanno soccorse più di 1400″.
Eppure, nonostante questo drammatico scenario, le navi delle ONG sono continuamente sottoposte a fermi amministrativi, spesso con motivi pretestuosi. “Bloccare navi di questo genere, vuol dire far lasciare in mare persone in difficoltà”.

Anna Brambilla, Asgi, le varie rotte d’Europa

Anna Brambilla, ASGI, conclude l’incontro facendo un quadro sintetico degli accessi alla fortezza Europa: “Nel Mediterraneo, per i grandi naufragi dell’ottobre 2013,  vi sono state operazioni di salvataggio in mare da parte della marina italiana. A seguito di questa prima fase, c’è stata un’inversione di tendenza, che fa sì che oggi ci siano in mare praticamente solo le navi delle ONG, oggetto spesso di sequestri“.
Brambilla ha voluto ricordare che  il 2 febbraio ricorreranno 5 anni dalla firma del memorandum Italia Libia “A causa di quel accordo, l’Italia elargisce soldi alla Guardia costiera libica, che li utilizza per acquistare le motovedette con le quali recuperan i migranti in mare per portarli, o riportarli, nelle prigioni libiche”.
Situazione non migliore lungo la rotta del mar Egeo. La Grecia viene considerata un laboratorio di sperimentazione. “Negli ultimi anni in Grecia sono aumentati i respingimenti. Con l’aiuto di Frontex, la guardia costiera europea.  Di recente, sono stati inaugurati due campi chiusi, nei quali ci sono 6 mila richiedenti asilo. Per la normativa greca, se un migrante arriva via mare, trova collocazione solo sulle isole”.
I migranti che arrivano via terra lungo la rotta balcanica non trovano condizioni più favorevoli. Respingimenti e abusi accadono anche al confine tra Croazia e Bosnia e tra Croazia e Slovenia. Brambilla racconta della sua esperienza in Bosnia: “Sono stata in Bosnia nel 2019. La pandemia ha bloccato i migranti. Mi hanno raccontato atti violenza che subivano uomini, donne e minori. Tutto ciò andava oltre ogni umana  la comprensione.”
Con queste inumane parole, si conclude un dibattito che aveva l’obiettivo di fornire un quadro esemplificativo del fenomeno migratorio in Europa. Un’Europa che si comporta da fortezza, andando contro i principi che ne sancirono la nascita.

Marco Marasà

(2 febbraio 2022)

 

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