Ius Scholae: in discussione alla Camera la riforma della cittadinanza

Il 29 giugno è iniziata finalmente alla Camera la discussione sul progetto di riforma della legge sulla cittadinanza basato sullo Ius Scholae. Sono quasi un milione i possibili beneficiari di questa riforma della cittadinanza, cioè giovani con un background migratorio nati o arrivati in Italia prima del compimento dei 12 anni di età.
Lo scontro in aula – come era prevedibile – è stato molto acceso, tanto da spingere i deputati a optare per un rinvio tecnico di 5 giorni. La discussione riprenderà, dunque, il 5 luglio.

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Anni di battaglie per la riforma della cittadinanza: la manifestazione per la cittadinanza al Pantheon di febbraio 2017, foto di GMA per Piuculture

Ius Scholae: un tema divisivo?

Dopo mesi di discussioni e proposte di emendamento all’interno della Commissione Affari Costituzionali, il progetto di riforma della cittadinanza presentato da Giuseppe Brescia (M5S) approda finalmente a Montecitorio per la discussione generale alle 20.30 del 29 giugno. Il testo, frutto di una lunga discussione, rappresenta l’esito di un complesso lavoro di concertazione tra le varie forze politiche, nonché il terreno di scontro tra i partiti che appoggiano l’attuale Governo, portatori di visioni radicalmente opposte riguardo al fenomeno migratorio e all’integrazione dei cittadini stranieri in generale.

C’è chi parla in queste ore di “ius soli mascherato”, intendendo con questo tornare a uno degli ultimi tentativi di riforma della cittadinanza clamorosamente fallito a un passo dall’approvazione, divenuto simbolo per molti di un supposto buonismo dell’Italia nei confronti di migranti. Sembra sentir riecheggiare vecchi slogan e si torna, quasi come in un inquietante déjà-vu, ad alzare lo spauracchio della crisi di Governo cui questo nuovo tentativo di riforma della cittadinanza inevitabilmente condurrebbe, trattandosi di un tema costitutivamente divisivo.

Il testo in discussione alla Camera

Secondo il Tavolo Cittadinanza – composto da Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane – CoNNGI, movimento Italiani senza cittadinanza, ACLI, Amnesty International Italia, ARCI, Casa Cantiere Comune, CGIL, CILD, Cittadinanzattiva, Cospe, Lunaria, Rete degli studenti medi, Sant’Egidio, Save the Children Italia, Unione degli universitari – si tratta invece di un’occasione unica per poter finalmente procedere alla riforma della L. 91/1992, seppure il testo in discussione sia molto differente rispetto a quanto originariamente proposto dalle numerose organizzazioni per la cittadinanza.
Secondo testo in discussione alla Camera:

  • la cittadinanza per Ius scholae è destinata ai giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che abbiano frequentato almeno 5 anni di studio in Italia;
  • se i 5 anni di studio presi come riferimento includono il ciclo di studi primario (scuola elementare), viene richiesto l’ulteriore requisito di aver superato con esito positivo l’intero ciclo di studi;
  • la domanda di cittadinanza deve essere presentata prima del compimento dei 18 anni di età con il consenso di almeno uno dei genitori o garanti;
  • possono rientrare all’interno del percorso di studi soltanto i corsi professionali concordati con il Ministero del Lavoro.

Quanti e chi sono gli alunni non italiani nelle scuole?

Secondo i dati Miur sono 876 798 gli alunni con cittadinanza straniera iscritti nelle scuole italiane nell’a.s. 2019/2020, il 65.4% dei quali è nato in Italia. In totale la presenza di alunni di origine straniera si attesta intorno al 10,3% di alunni iscritti nei vari cicli di studio.

Un altro dato interessante, riportato da ISMU su fonti MIUR, è quello relativo alla distribuzione nei vari cicli di studio, che va ad evidenziare come ben il 57,4% degli alunni non italiani presenti nel sistema di istruzione frequenti il primo ciclo, cioè le scuole elementari. Gli alunni con cittadinanza non italiana, inoltre, presentano tassi di iscrizione sempre maggiori nelle scuole secondarie di II grado con un’ulteriore positiva tendenza: nel corso degli ultimi 10 anni è andato progressivamente a diminuire il numero di alunni con cittadinanza non italiana iscritto negli istituti tecnici (-9,8%) a favore delle iscrizioni nei licei (+9,3%), segnale di una maggiore integrazione nel sistema scolastico.
La scuola, in altre parole, funziona nei fatti come vero e potente promotore di cittadinanza. Sta solo alla volontà delle forze politiche in Parlamento riconoscerlo.

Silvia Proietti
(29 giugno 2022)

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