Che cos’è l’operazione Sophia citata da Meloni sul blocco navale

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Durante il discorso programmatico del 25 ottobre 2022 Giorgia Meloni ha chiarito la sua posizione anche sugli arrivi dei migranti e sull’accoglienza ed è tornata sul concetto di blocco navale. Dopo averlo proposto, Fratelli d’Italia ha ritrattato anche alla luce del fatto che è una pratica irrealizzabile dal momento che fa parte delle azioni militari messe in atto in momenti di conflitto.

Nella prima occasione utile alla Camera la premier ha voluto chiarire una volta per tutte: sintetizza la volontà di ripristinare l’Operazione Sophia, conclusa a marzo 2020 durante il primo Governo Conte con Salvini Ministro dell’Interno.

Le dichiarazioni di Meloni su blocco navale e operazione Sophia

“Sicurezza e legalità, certo, riguardano anche una corretta gestione dei flussi migratori. Secondo un principio semplice: in Italia, come in qualsiasi altro Stato serio, non si entra illegalmente, si entra solo attraverso i decreti flussi.

In questi anni di terribile incapacità nel trovare le giuste soluzioni alle diverse crisi migratorie, troppi uomini e donne, e bambini, hanno trovato la morte in mare nel tentativo di arrivare in Italia. Troppe volte abbiamo detto “mai più”, per poi doverlo ripetere ancora e ancora.

Questo governo vuole quindi perseguire una strada, poco percorsa fino ad oggi: fermare le partenze illegali, spezzando finalmente il traffico di esseri umani nel Mediterraneo. La nostra intenzione è sempre la stessa. Ma se non volete che si parli di blocco navale lo dirò così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione Europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa. Intendiamo proporlo in sede europea e attuarlo in accordo con le autorità del nord Africa, accompagnato dalla creazione sui territori africani di hotspot, gestiti da organizzazioni internazionali, dove poter vagliare le richieste di asilo e distinguere chi ha diritto ad essere accolto in Europa da chi quel diritto non ce l’ha.

Perché non intendiamo in alcun modo mettere in discussione il diritto d’asilo per chi fugge da guerre e persecuzioni. Il nostro obiettivo è impedire che sull’immigrazione l’Italia continui a farsi fare la selezione in ingresso dagli scafisti”.

Che cos’è l’operazione Sophia

L’European Union Naval Force in the South Central Mediterranean, EUNAVFOR Med – operation SOPHIA è nata nel 2015 in seguito al naufragio del 18 aprile nel canale di Sicilia e si è conclusa il 31 marzo 2020.

È stata la prima operazione militare di sicurezza marittima europea attiva nel Mediterraneo centrale e prende il nome dalla bambina nata da una donna soccorsa al largo delle coste libiche.

“Il 18 maggio 2015 il Consiglio Europeo definiva il quadro generale dell’operazione di gestione militare della crisi volta ad adottare misure sistematiche per individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai trafficanti di esseri umani nel pieno rispetto del diritto internazionale.

Poco più di un mese dopo, il 22 giugno 2015, il Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea avviava ufficialmente l’operazione”.

Si legge sul sito della Marina Militare Italiana.

Arginare il “traffico illecito di esseri umani” è stato lo scopo principale delle azioni condotte nel tratto di mare che unisce i due continenti. La missione si è inserita perfettamente nel cambio di paradigma che si è avuto con la fine dell’Operazione Mare Nostrum all’inizio del 2015: la tutela degli esseri umani in difficoltà nelle acque del mediterraneo è passata in secondo piano. Dagli anni delle operazioni di ricerca e soccorso si è passati agli anni delle operazioni di contrasto ai trafficanti. I risultati? I morti continuano a crescere e i trafficanti continuano ad operare.

L’operazione Sophia è stata progettata su quattro fasi:

  • la prima, dal 22 giugno al 7 ottobre 2015, è stata utile per raccogliere informazioni sul modus operandi dei trafficanti e contrabbandieri di esseri umani;
  • nella seconda che si è conclusa il 31 marzo 2020, nel rispetto del diritto internazionale, il personale ha operato per disporre fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico o la tratta di esseri umani;
  • la terza è quella a cui ha fatto riferimento Giorgia Meloni nel suo discorso programmatico del 25 ottobre: è finalizzata a neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate dai contrabbandieri e trafficanti in mare come a terra “per scoraggiare gli stessi contrabbandieri nell’impegnarsi in ulteriori attività criminali”;
  • la quarta fase viene definita di ridistribuzione.

La terza fase dell’operazione Sophia mai attuata

Il terzo punto, come il secondo, necessitava di una risoluzione del’ONU e del consenso e cooperazione da parte del corrispondente Stato costiero. Ma non è mai partita.

D’altronde l’attuale vice premier e Ministro dell’Interno nel 2020 Matteo Salvini ha sempre criticato apertamente l’operazione Sophia:

La stessa premier Meloni, seppur parlando di fasi diverse dell’oparazione, invocava già nel 2019 il blocco navale chiedendo proprio, al contrario di quello che accade oggi, la chiusura dell’operazione Sophia.

 

Il blocco navale non è possibile, così come appare utopico pensare che si possano arginare sbarchi e trafficanti con il ripristino dell’operazione Sophia. Secondo i dati forniti dal Consiglio Europeo, in 5 anni sono stati raggiunti i seguenti risultati:

  • arrestate 143 persone sospettate di tratta;
  • 545 imbarcazioni sono state distrutte;
  • sono stati formati 477 agenti della guardia costiera libica.

Quest’ultimo punto appare, inoltre, molto controverso: le ONG attive in mare denunciano da anni il trattamento disumano che la guardia costiera libica riserva ai migranti. “Gli ultimi governi non hanno fatto altro che riempire di denaro, sostenere persone che picchiano, sparano, respingono i migranti in mare. E la preoccupazione maggiore, che è quasi una convinzione, è che si continui su questa linea”, ha dichiarato Veronica Alfonsi, presidente di OpenArms Italia, in un’intervista rilasciata a Piuculture a inizio ottobre.

E infatti il 2 novembre si è rinnovato tacitamente per altri tre anni il memorandum Italia Libia che prevede aiuti economici e supporto alle autorità libiche presenti nel mediterraneo.

Tornare all’Operazione Sophia? In vigore IRINI e Themis

Per dare un peso alle intenzioni del Governo non è solo utile guardare a quello che è stato già fatto, ma anche a quello che è già in atto. Fino a marzo 2023 è in corso l’Operazione IRINI, introdotta in diretta successione di Sophia.

L’European Union military operation in the Mediterranean, EUNAVFOR Med – Operation IRINI, è la seconda operazione militare di sicurezza marittima europea che opera nel mediterraneo centrale.

“L’implementazione dell’embargo di armi dirette e provenienti dalla Libia per contribuire a prevenirne il traffico nel teatro dell’operazione e nella zona di interesse” è lo scopo principale con cui viene portata avanti.

Accanto a questa esiste anche un’altra missione che agisce sui traffici illeciti più che sulle persone in pericolo e per un periodo è stata affiancata a Sophia.

Nelle acque del Mediterraneo, sui flussi provenienti da Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Turchia e Albania, l’Italia è impegnata nell’operazione congiunta Themis, che è partita a febbraio 2018.

L’operazione continua ad occuparsi anche del salvataggio dei migranti in mare, ma si concentra soprattutto sulla sicurezza delle frontiere e il contrasto ad attività criminali e minacce terroristiche.

Gli strumenti per agire nella direzione indicata nella terza fase dell’operazione Sophia, che Meloni vorrebbe intraprendere, esistono già.

È la parte di soccorso in mare che dal 2015 in poi si è indebolita indebolita sempre di più e continua a indebolirsi con le azioni di contrasto alle attività delle ONG impegnate nel Mediterraneo. Le attività di contrasto ai trafficanti non fermano le partenze: le persone continuano ad arrivare e continuano a morire. Dal 1° gennaio al 31 ottobre 2022 sono entrate in Italia via mare 85.041 persone e a inizio mese si contavano già circa 1.100 morti.

Rosy D’Elia
(2 novembre 2022)

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