Piuculture nelle scuole: una realtà sempre più solida e dinamica

Continua, si consolida e si specializza sempre di più l’attività dell’associazione Piuculture nelle scuole. Al suo 14° anno di operatività, Piuculture raggiunge traguardi significativi, portando l’insegnamento della lingua italiana a ben 215 alunni con background migratorio. L’associazione risulta essere a Roma una tra le più attive nel settore, coinvolgendo 10 scuole di ordine sia primario che secondario collocate nel II e nel VII municipio e avvalendosi del prezioso contributo di 47 volontari.

Ciò è stato reso possibile per un verso grazie ad una rinnovata attenzione da parte del Comune di Roma – in particolare da parte del II municipio che ha promosso progetti per quel che riguarda il campo della formazione di supporto a stranieri – per altro verso grazie al riconoscimento della qualità del lavoro svolto dall’Associazione, la quale ha vinto con continuità nel corso degli anni diversi bandi, acquisendo un ruolo da protagonista nell’insegnamento L2.

Sistema educativo

Alla base dei laboratori posti in essere un efficace sistema educativo. Piuculture, infatti, mette periodicamente a disposizione dei volontari momenti formativi specificatamente incentrati sulla didattica L2. La responsabile scientifica, Francesca Neri, ha tenuto quest’anno un corso di formazione, “Insegnare e imparare l’italiano come seconda lingua: orientamenti e buone pratiche”, mirato all’approfondimento teorico del metodo TPR (Total Physical Response). Proprio tale metodo, introdotto dallo psicologo americano J. Asher negli anni ’70, viene utilizzato dai volontari Piuculture durante le loro lezioni. Si tratta, come spiega Francesca Neri, di “un metodo che, nell’insegnamento, combina aspetti verbali e fisici, rendendo più rapida la fruizione delle nozioni”.

Testimonianze dei volontari

Dalla teoria al piano pratico. A raccontare il lavoro svolto, mettendo in luce difficoltà e risultati ottenuti, due volontarie: Anna Maria Gianvito e Susanna Rubino.

“Sono sei anni che mi occupo di docenza nelle scuole primarie. Attualmente ho la responsabilità organizzativa della scuola Winckelmann, che accoglie un significativo numero di bambini con background migratorio. Tra le principali difficoltà segnalo quelle di carattere logistico: gli spazi delle scuole, a seguito degli accorpamenti degli istituiti scolastici, sono stati ridotti e quindi abbiamo poco campo d’azione. Nonostante ciò, nel corso degli anni ho visto crescere da parte delle istituzioni un’attenzione per il supporto educativo nei confronti dei bambini provenienti da ogni dove. Attenzione certamente importante per sostenere le nostre attività. L’aiuto che infatti forniamo ai bambini credo che vada incentivato, dal momento che non si tratta di un mero aiuto di carattere didattico, ma è piuttosto volto all’integrazione e alla presa di consapevolezza, da parte di questi giovani studenti, di essere cittadini del mondo. Questo il nostro obiettivo: creare una rete sociale costituita da tante diversità e scevra di ogni discriminazione e di ogni emarginazione”, spiega Anna Maria Gianvito, membro del direttivo di Piuculture.

Fornisce altri dettagli Susanna Rubino: “Faccio parte del progetto di Piuculture da circa due anni. Attualmente svolgo la mia attività presso la scuola primaria Luigi Settembrini, dove seguo 12 alunni, che vanno dalla seconda alla quinta elementare. Insegno anche alla scuola media Borsi, dove la mattina svolgo laboratori L2 con un gruppo di 7 ragazzi, e il pomeriggio seguo un doposcuola aperto non solo a ragazzi con background migratorio ma anche a tutti coloro che sfortunatamente versano in situazioni socio-economiche difficili e necessitano di consolidare il loro registro linguistico. I nodi problematici che emergono riguardano in primo luogo la scarsità delle informazioni che si riescono ad ottenere in relazione ai ragazzi. Questo è un aspetto chiave. Molto spesso non sappiamo quale sia la condizione in cui si trovano gli alunni, quale sia il loro bagaglio culturale, insomma spesso non conosciamo la loro storia. Non conoscendo la loro storia non abbiamo neanche la possibilità di seguirli in modo mirato nell’insegnamento o magari di aiutarli se condizionati da particolari situazioni familiari: dal lavoro nel negozio dei genitori alle scarse possibilità relazionali. Inoltre per agevolare la nostra attività sarebbe utile poter disporre nelle scuole di spazi più ampi e di un maggiore coinvolgimento degli insegnanti nei progetti, in modo tale che si lavori sinergicamente, individuando insieme l’approccio più adatto per ogni singolo studente, monitorandone, volta per volta, i miglioramenti. Nonostante le problematiche, certamente superabili, credo che il nostro lavoro sia importante e ciò è attestato dai risultati conseguiti. Nel corso del tempo mi sono resa conto che gli alunni miglioravano sul piano linguistico e ciò è significativo non perché la lingua, o meglio la conoscenza della lingua, risulti il fine ultimo ma piuttosto perché attraverso la lingua, che è un mezzo, i ragazzi si sono inseriti e possono continuare ad inserirsi sempre di più nel tessuto sociale. Questo è lo scopo prioritario del nostro intervento”.

Cleofe Nisi
(7 febbraio 2022)

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