L’Europa di fronte alle enormi sfide del presente — mutazione ambientale, crisi della politica, ristrutturazione economica, immigrazione senza accoglienza, guerre — sta immaginando il suo futuro o sta guardando al passato?
Era spinto con le ali spiegate verso il futuro l’Angelus Novus dipinto nel primo dopoguerra da Paul Klee, con il volto spaventato rivolto alle rovine del passato. Ora dove guarderebbe l’angelo: al passato o al futuro? O a entrambi?
Il riferimento all’acquerello serve a Serughetti e Gressani, autori del libro L’Europa e la sua ombra. Un continente di fronte alla responsabilità del futuro, Bompiani, per rappresentare la crisi del progetto europeo, agonizzante a causa della delusione per le sue promesse di benessere, giustizia, pace, ora messe in discussione dalle sfide del presente. Delusione che si trasforma in risentimento soprattutto nei ceti sociali non più garantiti dal welfare e nel diffuso sentimento di paura per un futuro che si presenta fosco. Con l’annebbiamento dei valori universali e l’eclissi dei punti di riferimento storici l’idea stessa di democrazia gode di scarsa fiducia e perde di credibilità.
In crisi il progetto Europa che immaginava il futuro
L’utopia concreta del Manifesto di Ventotene (1941) nasceva dall’immaginazione di un futuro di democrazia con la tutela normativa dei diritti in tutti i Paesi federati, che si sarebbero integrati in una entità sovra-nazionale. Passi importanti in questa direzione sono stati fatti; dopo l’89 il progetto sembrava più vitale e concreto (Maastrict 1992 istituiva l’UE), anche dopo la dissoluzione della ex-Jugoslavia. L’unità di intenti con relativi risultati si è avuta durante e dopo la pandemia con il Next Generation EU e con il sostegno all’Ucraina. Però la promessa di una Costituzione europea non è stata mantenuta.
Ora il processo di integrazione europea sembra sussistere solo nella convenienza economica: poter accedere a risorse e finanziamenti.
L’ombra dell’Europa che guarda al passato con nazionalismi e sovranismi
“Il mondo si è rotto”, si legge nel libro: delusione e sfiducia nella democrazia hanno creato il terreno per il manifestarsi prepotente di nazionalismi e sovranismi. Da qui il profilarsi di due “europe”: quella, indebolita, ancorata idealmente all’idea originaria del progetto sovranazionale, ma poco ferma nel difenderlo e “la sua ombra”.
Interessante la distinzione che il libro fa tra nazionalismo e sovranismo.
- Nazionalismo – ha due volti: ideologia di liberazione di una nazione aggredita, come l’Ucraina, oppure dottrina che predica la supremazia di una nazione sull’altra.
- Sovranismo: reazione di difesa delle frontiere e delle prerogative degli stati nazionali contro la cessione di sovranità nell’integrazione europea. Rappresenta una parodia del primo.
Il sogno europeo resiste nei migranti e rifugiati
A credere nell’Europa dei diritti sono solo coloro che soffrono, costretti a fuggire da guerre, fame e persecuzioni; e anche i tanti giovani che continuano a nutrire la speranza di futuro.
Ma l’Europa sognata da esiliati e confinati ora li respinge perdendo sé stessa, incapace di praticare il dialogo e difendere la pace e la vita in tutte le sue forme.
Il futuro si costruisce insieme a migranti e rifugiati — conclude il libro —, per questo fondamentali per l’Europa dei diritti sono le politiche di accoglienza e integrazione.
Luciana Scarcia
(10 febbraio 2024)
Leggi anche:
Reciprocità: l’Europa è ancora la patria dei diritti?
Piano Mattei, cooperazione allo sviluppo e migrazioni
Calais: storia di migranti e sgomberi