Valdesi: i cento anni del tempio di Piazza Cavour

La facciata del tempio Valdese di Piazza Cavour
La facciata del tempio Valdese di Piazza Cavour

“Non si può vivere solo di storia, c’è una nuova Italia davanti a noi. Roma non è più la città di cento anni fa: oggi è una metropoli europea che vede presenti moltissime nazionalità e fedi”. Ha chiuso così il suo discorso Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola Valdese, che l’8 febbraio ha tenuto la sua predicazione nel culto di ringraziamento per i cento anni del tempio Valdese di Piazza Cavour. Un rito officiato a tre voci, con i pastori Antonio Adamo ed Emanuele Fiume, alla presenza del sindaco Ignazio Marino e di vari esponenti delle comunità religiose di Roma, tra cui quella Comunità di Sant’Egidio che da sempre è sostenitrice del dialogo interreligioso.

Pubblicazioni di intercultura a cura dei valdesi
Pubblicazioni di intercultura a cura dei valdesi

È passato un secolo da quando fu inaugurato questo tempio valdese, il secondo della Capitale dopo quello di Via IV Novembre. I protestanti allora furono accolti con diffidenza, quando non con aperta ostilità; oggi, a distanza di cento anni, la Sala, come venne definita con disprezzo quando fu inaugurata, è gremita di gente. Molto è cambiato, in effetti, da quel 1914: i Valdesi – circa 20.000 in Italia, ma nuove stime sono in arrivo – sono entrati a pieno titolo nella vita sociale della città, non esitando a spendersi politicamente negli anni cavalcando pubblicamente battaglie per i diritti civili. Sono quasi 600.000 gli italiani che anche per questo hanno dato loro fiducia, destinando loro i fondi del proprio 8×1000, spesi interamente a beneficio della cittadinanza.

L'interno del tempio durante l'introduzione del Moderatore Bernardini
L’interno del tempio durante l’introduzione del Moderatore Bernardini

Il culto inizia alle 17, ma i fedeli arrivano alla spicciolata già nel primo pomeriggio. Tante famiglie di ogni nazionalità riempiono ogni angolo delle navate, molti sono costretti a rimanere in piedi. Ma restare all’esterno è ugualmente istruttivo: fuori, infatti, una mostra che raccoglie cimeli e testimonianze dell’epoca, stralci di giornale, foto e libri, racconta per immagini la storia della chiesa. Campeggiano, sui muri e sui totem, le foto dei cortei delle chiese evangeliche per la battaglia su acqua bene comune e testamento biologico. Altre foto mostrano gli striscioni appesi qualche tempo prima sulla facciata della chiesa di Piazza Cavour: messaggi per la libertà di coscienza in tema di aborto e posizioni radicali contro la guerra. Poco vicino, una vetrina raccoglie libri editi negli anni ’70: si parla di etica sessuale, socialismo, speranze per cambiare il mondo; accanto, testi contemporanei di matrice interculturale: Conoscere l’altro. Culture e religioni tra i banchi di scuola, recita uno. Proviene da quel Tavolo interreligioso nato sotto la Giunta Veltroni e tagliato via dall’amministrazione successiva per “mancanza di fondi”, come spiega il Pastore Antonio Adamo.

Chi non conosce la storia dei Valdesi resta facilmente sorpreso da un’apertura mentale tanto radicale. Eppure, se si fa un salto indietro nel tempo, il quadro si delinea quasi naturalmente. Perseguitati fin dal Medioevo ed esiliati nelle montagne piemontesi – il ghetto alpino – subito dopo la Riforma protestante cui aderirono, i valdesi si sono visti riconoscere i diritti civili e politici solo il 17 febbraio 1848, quando fu loro garantita la libertà di professare il culto: “la nostra religione veniva finalmente tollerata”, spiega Adamo.

Ragazze con velo
Parte del pubblico che assiste alla celebrazione

I Valdesi sono stati minoranza troppo a lungo per non avere a cuore i diritti civili, e sono stati tollerati troppo a lungo per non avere desiderio di scambio e conoscenza reciproca. Per questo a Parma stanno chiedendo a gran voce all’amministrazione comunale che si consenta l’apertura di una Moschea dove i musulmani possano professare liberamente il loro culto. E per questo destinano ogni anno parte dei fondi raccolti con l’Otto per Mille a progetti diretti a migranti: sportelli di ascolto, assistenza sanitaria e legale, alfabetizzazione, corsi di informatica. Per tacere, ovviamente, dei progetti interni alla Comunità, come quell’Essere chiesa insieme di cui abbiamo parlato direttamente con il Moderatore Bernardini, e a cui abbiamo dedicato uno spazio a parte.

(continua a leggere l’intervista al Moderatore Eugenio Bernardini sul progetto “Essere Chiesa insieme” e le interviste ai Pastori Antonio Adamo ed Emanuele Fiume)

Veronica Adriani

(10 febbraio 2013)

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