I Giornata Nazionale del Cricket per Rifugiati: la sfida dell’integrazione si gioca in campo

GIORNATA NAZIONALE DEL CRICKET PER I RIFUGIATIDiverse nazionalità, diverse religioni e diverse culture unite dallo sport. E’ questo il messaggio che è emerso dalla I Giornata Nazionale del cricket per rifugiati e profughi che si è svolta a Roma domenica 3 aprile. Per la prima volta, il rettangolo che solitamente ospita le partite di calcio del centro sportivo Dabliu all’Eur, si è trasformato in un campo di cricket.Sono le nove del mattino, il sole splende e le sette squadre romane, composte da ragazzi provenienti dall’Afghanistan, dal Pakistan e dal Bangladesh, scendono sul terreno di gioco. Le loro facce trasmettono gioia, felicità e soddisfazione perché finalmente possono giocare a cricket, lo sport più amato e praticato nei loro paesi di origine, ma allo stesso tempo così sconosciuto in Italia.“Questa giornata nasce con lo scopo di favorire l’integrazione attraverso il cricket per i molti nuovi ospiti dell’Italia, arrivati recentemente attraverso viaggi tutt’altro che facili. Ed è stato grazie alla Federazione Italiana Cricket, FCRI, in collaborazione con lo SPRAR, Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che siamo riusciti ad organizzare questo evento sportivo. Spesso, gli SPRAR, hanno tante richieste di ragazzi che vogliono giocare a cricket, purtroppo non hanno gli attrezzi adeguati e non sanno neanche dove poter giocare. Questo sport per molti di loro è come il calcio in Italia,” spiega Leandro Jayarajah, Delegato FCRI Coni Lazio.La giornata, promossa dal Coni e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, UNHCR, si è svolta in contemporanea in diverse città italiane tra cui Palermo, Napoli, Venezia e Bologna.“Oggi in campo troviamo ragazzi provenienti da diversi SPRAR che si uniscono per giocare e fare amicizia. Molti affermano che il cricket sia uno sport di integrazione perché risulta strano veder giocare ragazzi del Pakistan con indiani o bangladesi, popoliche fino all’anno scorso sono stati in guerra tra di loro,” racconta Leandro.L’integrazione è obbligatoria in questo sport. Un grande esempio è la Nazionale composta per metà da ragazzi stranieri che vivono in Italia e metà da ragazzi AIRE, Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, uno dei motivi principali per il quale la FCRI è stata la prima federazione ad introdurre lo ius soli sportivo.“La maggior parte dei nostri giocatori sono di origine straniera, e grazie allo ius soli sportivo, i ragazzi nati in Italia ma di genitori stranieri, possono giocare con noi,come se fossero italiani, fino ai 19 anni” continua Leandro.Secondo il Delegato FCRI Coni Lazio, i dati della Federazione sono sempre in aumento. “Cresciamo circa un 10% ogni anno grazie ai flussi migratori: gli indiani, i pakistani e i bangladesi che arrivano in Italia sono tanti, e quindi il numero dei nuovi giocatori cresce di continuo. Adesso sono circa quaranta squadre iscritte alla Federazione, quasi 10.000 tesserati, e stiamo introducendo anche il cricket nelle scuole attraverso il PPS, progetto per le scuole, con lo scopo di coinvolgere i ragazzi italiani. Inoltre, da circa 4 anni, c’è anche la squadra femminile di cricket,” conclude Leandro.Dopo 5 ore di gioco la partita è finita, i giocatori sono esausti e anche se la campionessa della I Giornata Nazionale del cricket per rifugiati e profughi è stata la squadra SPRAR Valico, oggi la vera vincitrice è stata l’integrazione. 

Cristina Diaz(06/04/2016)

Foto: Cristina Diaz e Giovanna D’Ambrosio.

Articoli correlati: