Nascita di una mostra: le storie dietro le fotografie

Sartoria Karalò, foto di Alessandro Maroccia
Sartoria Karalò, foto di Alessandro Maroccia
Dell’incontro fra i giovani di una redazione e quelli di una scuola di fotografia si parlerà il prossimo 30 marzo alle 18 nell’Auditorium del Goethe-Institut in Nascita di una mostra: I redattori di Piuculture, i fotografi dell’ISFCI, i migranti del Municipio II. Un’occasione per scoprire le differenze e i diversi approcci fra giornalismo sociale e fotogiornalismo, oltre alle voci dei protagonisti degli articoli pubblicati negli anni da Piuculture. E per raccontare la storia di un giornale che da cinque anni raccoglie, passo dopo passo, le voci e le storie di una piccola fetta di mondo.

Le storie dietro le fotografie

“Scusate, ma i ragazzi sono un po’ pressati dalla stampa in questo periodo. Possiamo sentirci fra qualche tempo?”. La voce è quella di un operatore di CivicoZero: i giornali nazionali avevano appena scoperto il fenomeno dei minori non accompagnati e si accanivano sulle storie dei ragazzi in transito. Piuculture a CivicoZero era arrivata nel 2012 e ci tornava periodicamente, ma in quel momento c’era bisogno di fermarsi: dal centro diurno facevano una richiesta legittima e andavano rispettati.È giusto che talvolta i tempi giornalistici si fermino per lasciare spazio a tempi “altri”. Il giornale ha raccontato storie diverse, nel frattempo: i successi di Barikamà, le preghiere nelle moschee abusive delle periferie, i continui sgomberi del Baobab, l’arrivo dei ragazzi eritrei ad A28. In redazione si è fatto passare un tempo ragionevole per poter incontrare di nuovo i ragazzi e a CivicoZero si è tornati. Prima come spettatori di una mostra, senza carta o penna, poi insieme ai ragazzi di Infomigranti Scuola, per mostrare loro il mondo parallelo dei loro coetanei invisibili. Perché un buon giornalista non transige solo su una cosa: non tradisce il patto con il lettore, mai. Anche se questo richiede tempo.

Giornalismo di strada, giornalismo sociale

Fare giornalismo di strada significa consumare le suole sull’asfalto e imparare ad ascoltare. Significa trovare uno spiraglio nelle porte che si chiudono e collegare i fili per trovare un senso alle storie, fra gli intrecci dei racconti e delle vite incontrate. Significa imparare che quella che ti sta mettendo davanti la persona che intervisti è molto più di un ammasso di parole: è un pezzetto della sua vita che sta scegliendo di condividere con te, e devi averne rispetto.Soprattutto, un buon giornalista raccoglie, ma non ruba: ogni pezzetto di storia che viene messa nero su bianco è frutto di un incontro e della fiducia che si riesce ad instaurare con chi si ha davanti. Se c’è chiusura, si torna a casa senza parole: l’articolo vedrà giorni migliori lontani da quel momento, se mai li vedrà.In sei anni di articoli, inchieste e reportage, di suole in Piuculture se ne sono consumate tante, imparando a conoscere persone e situazioni prima che diventassero di dominio pubblico. Il giornale è stato fonte – citata o derubata a seconda dei casi – e voce per tanti che spesso non avrebbero avuto altro modo di esprimersi. Quando le TV nazionali puntavano l’indice contro i rom che derubavano i turisti alla stazione Termini, Piuculture ha raccontato le storie di quelli che ogni giorno cercano di scrollarsi di dosso gli stereotipi lavorando. Quando alcuni esponenti politici tuonavano contro “gli immigrati a casa loro”, la redazione raccoglieva le voci di quanti crescono i figli a distanza, tenendo sogni e lauree nel cassetto e mettendo da parte il denaro per un non meglio precisato ritorno in patria. Il tutto, cercando di mantenere uno sguardo oggettivo, lontano da facili buonismi. Non sempre è facile, ma la pratica aiuta. E in cinque anni di pratica se ne fa tanta.Da tutto il patrimonio costruito negli anni dai volontari della redazione, fatto di inchieste condotte per passione e non per professione, e di una rete di contatti originali raccolti strada per strada ed evento per evento, poco più di un mese fa è nata una mostra. I fotografi dell’ISFCI hanno messo su carta (fotografica) le parole digitali raccolte sul giornale di settimana in settimana, guardando le cose dalla loro prospettiva. Fino al 14 aprile il loro sguardo sarà impresso su parete accanto a una speciale cartina del Municipio II: quella che Piuculture ha costruito passo dopo passo nei suoi anni di attività.

Veronica Adriani

(21 marzo 2017)

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PIU’ CULTURE – Migranti nel Municipio IIMostra fotografica a cura di Eliana BambinoVisitabile fino al 30 maggio, Foyer del Goethe-Institut, via Savoia 15Orari di apertura: lun 14–19 | mar mer gio ven 9–19 | sab 9–13

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