5 novembre 2014, l’Ordine dei giornalisti del Lazio ufficializza la tappa di un lungo e non facile percorso: Raisa Ambros è la prima pubblicista iscritta nella nostra regione proveniente dalla Moldavia. Un piccolo grande passo per lei e una Repubblica troppo spesso associata allo stereotipo di badanti e prostitute.
Il tesserino sarà anche solo un pezzo di carta, ma intanto la vita di Raisa un po’ l’ha già cambiata, aumentandole “l’autostima, la coscienza di essere una professionista e di rispettare il mestiere come tale. Ogni volta che supero una barriera mi rendo conto che siamo noi stessi a impedire la nostra crescita per la paura di non essere all’altezza”, come racconta lei stessa.
Forse è meno rilevante per le statistiche, ma Raisa è stata anche la prima non italiana a raggiungere il traguardo grazie al giornale online Piuculture. Ed ora è pronta a passare dall’altro lato della scrivania. Dopo tre anni di studio – veramente sul campo – della professione, sarà parte del gruppo di docenti del corso di giornalismo gratuito per stranieri Infomigranti targato Piuculture, al via il 17 gennaio 2015.
“Sono molto contenta di poter trasmettere la mia esperienza di giornalista straniera ai giovani ambiziosi che vogliono imparare il mestiere”, commenta entusiasta Raisa, “sono sicura che gli esempi di buone pratiche e di errori che ho fatto da redattrice inesperta, li aiuteranno a evitare situazioni imbarazzanti”.
Il suo focus di insegnamento sarà sul racconto delle comunità dall’interno, e sulla traduzione degli articoli, a partire dalla sezione in rumeno già coordinata da Raisa da oltre un anno e mezzo.
Tutto questo è servito a Raisa anche per altre soddisfazioni: recente è l’incarico di media editor europe per il nuovo The journal of social value, creato dal Centre for citizenship, enterprise and governance di Northampton in Inghilterra, dedito alla promozione del concetto di social innovation nell’ambito del progetto europeo Seismic – Societal engagement in science, mutual learning in cities. “Da quando mi sono convinta che posso diventare ciò che voglio, niente e nessuno mi potrà fermare”.
Piuculture ha avuto un ruolo fondamentale in questo. “Ho dato il mio meglio e loro hanno creduto in me”, si capiva da gesti, per esempio “ho apprezzato moltissimo il fatto che Nicoletta avesse deciso di spostare gli orari del laboratorio dopo l’orario d’ufficio per darmi modo di partecipare”.
Le giornate sarebbero dovute essere di 48 ore per fare tutto, per abbinare due lavori. Perché la sera poteva anche capitare di seguire eventi o svolgere interviste, la notte si doveva scrivere e “la mattina dovevo prendere il caffè doppio per rendere qualcosa, ma i miei capi non hanno mai saputo il motivo delle mie occhiaie!”, ride Raisa.
“Mi sono sentita parte del gruppo in un ambiente molto sereno. Mi ha colpito la solidarietà dei colleghi, sempre pronti ad sostenermi”. E così, con la media di almeno un pezzo a settimana, l’italiano migliorava rapidamente, certo, le doppie restano il tallone d’Achille.
E il cammino è servito per conoscere meglio i suoi stessi connazionali a Roma, “ho preso atto della loro vita, dell’inserimento, la mentalità, cultura e tradizioni. Ho cambiato approccio verso l’altro”.
Il mancato riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero – la laurea in cinema e televisione conseguita all’Accademia di teatro e film di Bucarest, le era costato l’iscrizione all’Università Cattolica di Milano nel 2003. “Delusa dalle barriere burocratiche sono stata costretta a cercare lavori più umili”, ma, ironia della sorte che anche gli italiani conoscono, a quel punto il curriculum era di livello troppo alto, “finché un giorno qualcuno mi ha detto di fare un Cv semplice con gli studi di base, esperienze di lavori di basso livello e tante lingue straniere”. Paradossalmente è così che Raisa ha iniziato a fare “carriera” e a crescere, dalla badante alla cassiera del supermercato, dalla barista alla cameriera, dalla commessa alla segretaria.
Per due anni ho lavorato tutti i giorni in un negozio e nell’attesa dei clienti leggevo i libri di nascosto. In parallelo ho deciso di fare dei corsi di scrittura per potermi esprimere meglio in un italiano che alla fine avevo imparato da sola”: scrittura creativa, per web e tv, editoria, web marketing, comunicazione e media, inglese e Ecdl – la patente europea per l’uso del computer. La forza di tentare c’è sempre stata, “ero abituata a essere l’unica straniera a seguire questo tipo di corsi, ma non avevo paura di sbagliare l’italiano o alcune espressioni”. L’esercizio e la voglia di superare le barriere linguistiche e soprattutto la condizione lavorativa precaria l’hanno portata a sentirsi alla pari con tutti.
A quel punto mancava solo la specializzazione in giornalismo. Fino a quell’agognata mail del 5 novembre 2014.
Gabriele Santoro e Alice Rinaldi
(13 gennaio 2015)
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