Terza giornata culturale araba: dialogo e cultura per la pace

terza giornata culturale araba
La Grande Moschea di Roma. Foto Piuculture

Sabato 18 dicembre nella Sala conferenze della Grande Moschea di Roma si è tenuta la Terza Giornata Culturale Araba, un’occasione di convivialità e di dibattito sui temi più disparati – cultura, emergenza sanitaria, geopolitica – ma anche un’opportunità per rinsaldare nel 2021 il legame che unisce la Capitale con il mondo arabo. Promossa dall’Associazione ItaliArabi, nata nel 2016 e presieduta dal medico di origine yemenita Hassan Sabri, la Giornata torna ad essere celebrata dopo lo stop dovuto alla pandemia. Molti gli ospiti intervenuti: dalle figure istituzionali – l’ambasciatore del Kuwait, Azzam Mubarak al Sabah, la Consigliera della Regione Lazio Valentina Grippo, il neoassessore alla Cultura della Capitale Miguel Gotor, il presidente dell’VIII Municipio Amedeo Ciaccheri – a esponenti del mondo della cultura e del giornalismo, passando per medici e scienziati del calibro del direttore scientifico dell’Istituto S. Gallicano di Roma, Aldo Morrone o dell’infettivologo del Campus Biomedico di Roma, Nicola Petrosillo.

Democrazia: un problema del mondo arabo?

Undici anni fa, il 17 dicembre del 2010, in Tunisia il giovane fruttivendolo Mohamed Bouazizi si dà pubblicamente fuoco in segno di protesta contro la corruzione del suo paese, un gesto che sarà considerato l’avvio della stagione delle primavere arabe. Le primavere arabe sono state un banco di prova su cui testare l’effettiva compatibilità tra mondo arabo e democrazia, da molti messa in discussione.

Per il giornalista di Rai News24, Zouhair Louassin, si tratta tuttavia di una concezione vincolata al nostro punto di vista eurocentrico.“In realtà le prove di democrazia si stanno tenendo in tutto il mondo e non solo in quello arabo. Dagli anni ‘70 viviamo in un clima di progressiva finanziarizzazione dell’economia che ha fatto sì che le ricchezze venissero svincolate dalla loro componente materiale e concentrate nelle mani di pochissime persone. Questa situazione è all’origine delle enormi disparità sociali che spiegano fenomeni importanti e attualissimi come quello delle migrazioni. Si tratta di un mutamento epocale, e il mondo arabo è soltanto un piccolo ingranaggio di questo meccanismo. Quello delle democrazie è un problema globale, perché è basato su una tacita lotta di classe già vinta dai più ricchi senza che ce ne rendessimo conto. Ci ostiniamo a chiamare progresso gli effetti di questa che è a tutti gli effetti una sconfitta delle istanze della maggior parte della popolazione mondiale. Io continuo a credere, invece, che ci sia progresso soltanto quando si compiono azioni volte ad innalzare il livello di vita dei più deboli.”

Covid19: disparità anche sul piano della salute

Gli effetti delle disparità e del livello di disuguaglianza nel mondo sono emersi in maniera evidente durante la pandemia. All’iniziale manifestazione di solidarietà e vicinanza di un mondo che si è ritrovato all’improvviso e all’unisono alle prese con la novità sconvolgente del contagio e delle chiusure, infatti, ha fatto ben presto seguito una gestione della campagna vaccinale a livello globale improntata agli egoismi nazionali, ricalcando fedelmente le disparità economiche tra zone ricche e zone povere del pianeta. “Non cooperare attivamente a livello internazionale per la messa in campo di un piano vaccinale globale è contrario ad ogni logica scientifica e soprattutto vanifica gli sforzi che gli Stati continuano a compiere a livello nazionale”, spiega Nicola Petrosillo “Siamo passati da ‘vaccino libero per tutti’ a scegliere di vaccinare soltanto i cittadini dei paesi ricchi. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: le varianti proliferano nei paesi poveri del mondo, finendo per mettere in affanno anche le stesse campagne vaccinali dei paesi ricchi”.

In Italia, come del resto in molti altri paesi europei, la campagna vaccinale procede a ritmi sostenuti, tanto da aver raggiunto una buona percentuale della popolazione coperta con la terza dose di siero. “In UE si arriva a parlare di quarta dose quando i paesi confinanti non hanno neanche la prima”, continua Aldo Morrone “Tutto questo è sostanzialmente ridicolo ed è la chiara manifestazione di quanto la salute sia passata da essere un diritto a essere puramente merce. In Afghanistan, per fare un esempio, soltanto lo 0,1% della popolazione è vaccinata con 2 dosi. Questo stato di cose non avvantaggia neanche i paesi ricchi, che possono arrivare anche alla quinta dose ma non si libereranno così presto dello spettro del Covid. A guadagnarci saranno soltanto i titolari delle industrie farmaceutiche con i profitti centuplicati nell’arco di pochissimi mesi”.

La ricchezza culturale e materiale delle migrazioni

Il dialogo con il mondo arabo non può prescindere da un tema importante come quello delle migrazioni, che coinvolge le due sponde del Mediterraneo in un percorso a senso unico, che vede un progressivo spostamento di persone dalle sponde meridionali a predominanza araba a quelle europee settentrionale. “A questo movimento si associano due diversi modi di concepire l’immigrazione: come un problema per le popolazioni della sponda nord del Mediterraneo, come una risorsa e importante occasione di sviluppo per la sponda sud” spiega Laurence Hart, direttore dell’OIM Italia. “In realtà, stando ai dati, la valutazione dovrebbe essere più fluida e decisamente meno netta di così: nel 2020 dal mondo dell’immigrazione è stato prodotto il 9,5% del PIL nazionale, con 26.1 miliardi incassati. Che il dialogo tra sponda nord e sponda sud del Mediterraneo sia una fonte di ricchezza non è soltanto un dato economico, ma è un fatto iscritto nella storia dei paesi che si affacciano su questo mare. È una storia fatta di scambi di pratiche sociali, di manufatti, di temi e motivi che tornano nelle manifestazioni culturali.”

L’Italia, protesa nel Mediterraneo, ha avuto storicamente un ruolo di raccordo e di traduzione della cultura araba nel mondo occidentale. Lo ricorda l’ambasciatore del Kuwait, Azzam Mubarak al Sabah, nel discorso di apertura alla giornata, ricordando le figure di Ruggero II di Sicilia e Federico II. Ma lo testimonia anche l’attenzione e la passione con cui Ginella Vocca dirige da anni il MedFilm Festival o con le quali Chiara Comito ha intrapreso la pubblicazione di ArabPop, prima saggio e poi rivista specializzata nel diffondere e far conoscere la cultura araba pop al pubblico italiano.

Silvia Proietti
(22 dicembre 2021)

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