Trame: il progetto sulle migrazioni di ieri e di oggi

Lunedì 3 ottobre alla Curia Iulia al Foro Romano si è tenuto l’evento conclusivo del progetto TRAME, finanziato dal programma Erasmus+ della Commissione Europea e coordinato dal Parco Archeologico Colosseo, che ha visto protagonisti il liceo Pilo Albertelli di Roma insieme ad altre scuole e istituzioni culturali provenienti da Serbia, Turchia, Polonia e Ungheria.
Si è trattato non soltanto di un’occasione per presentare il manuale TRAME redatto nel corso del progetto, ospitando anche diverse associazioni del territorio tra cui Piuculture, ma anche di un modo per parlare di migrazione in una data simbolo come quella della ricorrenza del naufragio di nove anni fa sulle coste di Lampedusa.

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L’evento conclusivo del progetto TRAME nella cornice della Curia Iulia (foto Facebook)

Insegnare le migrazioni del passato e del presente

Insegnare agli studenti a considerare le migrazioni non come una minaccia ma come un fenomeno tipico delle società umane, in tutti i tempi e in tutte le latitudini: questo l’obiettivo principale del progetto TRAME. Sono tanti gli strumenti che possono aiutare a raggiungere lo scopo, come l’informazione, l’educazione alla complessità ma anche l’archeologia. Il patrimonio storico-archeologico della città di Roma offre, infatti, numerose testimonianze della presenza degli stranieri a Roma fin dalle epoche più remote, come hanno messo in luce i ragazzi e le ragazze del liceo Pilo Albertelli di Roma che, al termine delle presentazioni, hanno accompagnato il pubblico a una visita dei luoghi degli stranieri all’interno del Foro Romano.

Con TRAME, come ha ben evidenziato in apertura del convegno Francesca Boldrighini del Parco Archeologico Colosseo, si intende promuovere non soltanto la formazione di una coscienza civica sul tema delle migrazioni e della cittadinanza, ma si vuole rendere più fruibile e più familiare il nostro patrimonio archeologico, che può essere interrogato per avere risposte anche alle grandi domande di oggi.

Piuculture parla di riforma della cittadinanza

La redazione Piuculture ha partecipato alla giornata conclusiva del progetto con un intervento incentrato sulla cittadinanza a Roma ieri e oggi. Spunto e pretesto per parlare di un tema di strettissima attualità come la riforma della legge sulla cittadinanza è stata la Constitutio Antoniniana del 212 d.C., con la quale l’imperatore Caracalla concesse la cittadinanza romana a (quasi) tutti gli abitanti dell’Impero. Si è trattato di un provvedimento che ha avuto risonanza più per la storiografia successiva che per gli storici dell’epoca (per molti ha rappresentato poco più che una semplice misura fiscale), ma che ha avuto il merito di riconoscere, nero su bianco, una realtà di fatto: il multiculturalismo di Roma.

Sul binomio identità/diversità, due concetti che sono alla base di ogni discorso sulla cittadinanza, i romani si sono interrogati fin dalle origini, basti pensare per esempio all’episodio fondativo del Ratto delle Sabine (per continuare ad essere noi abbiamo bisogno anche degli altri – o meglio: delle altre).
Sembra invece che oggi abbiamo qualche difficoltà a confrontarci con questi due concetti e con la loro articolazione. Una difficoltà che si traduce in un certo disagio a riconoscere la natura sempre più multiculturale della nostra società. L’Italia è meta di immigrazione ormai da cinquant’anni, come ci ricordano le tappe di un calendario segnato principalmente da tragedie e da sbarchi travagliati: l’assassinio di Jerry Masslo nel 1989, lo sbarco della nave Vlora del 1991, il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013.

Un’altra ricorrenza che si è celebrata proprio quest’anno è stata quella dei 30 anni della legge sulla cittadinanza, la L. 91/92, basata principalmente sullo ius sanguinis, che oggi fatica a dare risposta a una società che negli ultimi decenni è mutata profondamente. Basti pensare alla questione delle cosiddette seconde generazioni – o nuovi italiani o nuove generazioni – che da anni premono per un riconoscimento giuridico che li renda effettivamente italiani anche davanti alla legge. Di recente ha provato a dare una risposta a questo tema il progetto di riforma della cittadinanza basato sullo ius scholae, l’ultimo dei tanti tentativi di riforma, naufragata a luglio dopo un lungo iter di elaborazione e discussione. Circa 877 000 alunni senza cittadinanza italiana (dati Save the Children) che siedono tra i banchi di scuola sono così destinati a rimanere dei “quasi italiani” ancora per molto tempo, subendo tutte le limitazioni del caso. Parlare di cittadinanza, infatti, non è una questione unicamente identitaria e legata al senso di appartenenza, ma coinvolge opportunità, come laccesso al mondo del lavoro, e diritti, come quello di voto, che hanno un’importanza decisiva nella vita di tutti i giorni.

Educare alla complessità e al multiculturalismo

Il progetto TRAME, nato in un ambito didattico, ha da subito voluto estendere la propria azione fuori dai banchi di scuola, non soltanto coinvolgendo attivamente realtà culturali importanti come il Parco Colosseo, ma prevedendo scambi culturali tra studenti di diversi Paesi, perché non c’è miglior modo per insegnare multiculturalismo che praticarlo attivamente.
La promozione di un’educazione multiculturale e dello studio delle migrazioni è da diversi anni un tratto distintivo dell’offerta formativa del liceo Pilo Albertelli, che ha promosso e partecipato a progetti come Mare Nostrum, Occhio invisibile, Il silenzio che offende in collaborazione con la redazione Piuculture. Per destreggiarsi nel complesso intreccio tra identità e diversità, infatti, sono ingredienti fondamentali la conoscenza e l’educazione alla complessità, che solo la scuola è in grado di promuovere.


Scarica il manuale TRAME
Guarda il video del progetto TRAME prodotto dal liceo Pilo Albertelli


Silvia Proietti
(5 ottobre 2022)

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