Respingere i migranti: se questa è politica

Perché è così difficile definire una politica lungimirante di governo dell’immigrazione e asilo, cioè una politica che non consideri migranti e rifugiati un problema da respingere fuori dalle frontiere, ma una realtà nelle nostre società multietniche?

Migranti, Tunisia. Fonte ISPI
Migranti, Tunisia. Fonte ISPI

Politica degli ultimi 6 anni: respingimenti e sicurezza

Due i criteri-guida ispiratori dei provvedimenti legislativi degli ultimi 6 anni, finalizzati alla riduzione degli arrivi al di qua dei confini.
Esternalizzazione delle frontiere:
In sintonia con la politica europea, Legge Minniti-Orlando – istituzione Centri per il Rimpatrio (CPR) e contrasto all’immigrazione illegale;
Memorandum Italia-Libia, 2017, rinnovato per altri 3 anni a febbraio di quest’anno – supporto tecnico e finanziario alla Guardia Costiera libica per bloccare i migranti; codice di condotta alle ONG.
Migrazioni come tema di sicurezza nazionale:
Decreti Sicurezza/Salvini, 2018 – abolizione protezione umanitaria; smantellamento sistema d’accoglienza Sprar; sanzioni alle ONG;
Decreto Immigrazione/Lamorgese 2020 – mitiga le precedenti misure: protezione speciale; anagrafe richiedenti asilo; ripristino sistema SPRAR;
Nuovo Decreto Sicurezza e ONG/Piantedosi, 01/2023, impone forti limitazioni ai salvataggi operati dalle ONG, ritenute fattore di attrazione;
Decreto Migranti-Cutro, marzo ’23, da convertire in legge tra qualche giorno – pene dure per “trafficanti”; programmazione flussi; prevista abolizione della protezione speciale; potenziamento dei CPR.
Insomma l’indirizzo delle scelte politiche è: i migranti da accogliere sono solo quelli che diventano forza-lavoro utile, gli altri non devono partire! Una politica derivante da una visione di società omogenea e chiusa, non corrispondente alla realtà.

Una politica seria guardi alle cause del fenomeno migratorio e alla realtà

Le cause delle partenze – conseguenze del cambiamento climatico (riduzione del suolo coltivabile per desertificazione, siccità, inondazioni) e guerre – non sono mai diventate oggetto primario dell’azione politica né poste intenzionalmente all’attenzione dell’opinione pubblica. Né possono essere una promessa di futuro gli accordi con i paesi di partenza se non rientrano in un quadro di cooperazione per produrre sviluppo sostenibile e benessere per quelle popolazioni.
Per quanto riguarda le guerre in atto, nessuno sforzo di immaginazione per percorsi di pace, in presenza invece di una crescita della produzione di armi (+ 15% nel solo 2022).
Se i migranti sono un problema, un peso, un pericolo le scelte politiche che si adotteranno è ovvio che continueranno a mancare volontà e capacità di delineare una politica seria. E un’ulteriore conferma di ciò è la recente dichiarazione dello stato di emergenza. Ma se si abbandonasse la demagogia per esaminare la realtà, già verrebbero delle utili indicazioni: secondo le previsioni del DEF l’aumento del numero di immigrati ha un impatto notevole sulla riduzione del debito.

Politica dell’immigrazione e asilo – Proposte

Eppure in questi anni da associazioni, studiosi e singole personalità politiche sono venute tante indicazioni e proposte per affrontare seriamente la materia. Proviamo qui a riassumerle:
• Ripristinare un’operazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, a gestione europea.
• Invertire la politica di esternalizzazione revocando l’accordo con la Libia e trasformando gli attuali lager in Centri di accoglienza degni di questo nome, sotto il controllo effettivo dell’Unhcr, destinati in un tempo determinato a scomparire man mano che si rende operativo un piano di redistribuzione nella UE e di accordi con i paesi di provenienza.
• Ripristinare la protezione umanitaria e garantire l’accesso rapido alle procedure di asilo e all’accoglienza.
• Ricostruire il sistema SPRAR per l’accoglienza e integrazione, con strutture diffuse di piccole dimensioni e investimenti in formazione: lingua e lavoro.
• Favorire gli ingressi legali con la revisione della L. Bossi-Fini del 2002 (Rimandiamo alle proposte della campagna di Ero straniero).
• Cooperare con i paesi di provenienza, in primis in Africa, per far avviare processi di crescita sostenibile, nel rispetto delle risorse naturali, coinvolgendo le nostre imprese e università.
• Definire piani per attrarre studenti stranieri e creare corsi universitari misti.
• Approvare lo ius soli.
Per intraprendere una politica migratoria non dettata dall’emergenza serve una diversa disposizione culturale che consideri l’immigrazione uno degli aspetti delle nostre società, già multietniche e plurali nella composizione, e la inquadri in un’etica della convivenza, che è alla base di ciò che ha reso l’Europa la patria dei diritti. Insomma una nuova visione della società nel mondo globale.
Chi ha a cuore la civiltà dei diritti ha molto lavoro da fare! Un inizio può essere la manifestazione di martedì 18 contro la trasformazione in legge del decreto Cutro

Luciana Scarcia
(15.04.2023)

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