Centri d’Italia 2024 : “Accoglienza al collasso”

È del mese di maggio la notizia che a Bologna, 9 persone ospitate nel CAS di Malalbergo sono scese in piazza contro lo sfratto deciso dalla Prefettura. Una volta ottenuta la protezione internazionale, l’ente gestore ha dato loro 72 ore per trovare una sistemazione, senza che sia stata proposta loro alcuna alternativa concreta.

L’accoglienza negata ai Rifugiati

“Quando ho ritirato il permesso di soggiorno mi hanno detto che dovevo lasciare subito la struttura. Ma io non ho un lavoro, non parlo la lingua, non so dove andare. Non ci sono soluzioni”, ha spiegato uno di loro. Indicazioni analoghe sono arrivate ai gestori di tutti i CAS del territorio bolognese: l’Asp Città di Bologna – partner del Comune per la seconda accoglienza nel sistema SAI – ha dichiarato che tutti i posti sono già occupati e quindi il problema non è di loro competenza. A Bari la situazione è anche peggiore: dal 27 gennaio 2025 oltre 100 persone sono state sfrattate dal CARA, finite per strada, senza accesso al SAI, il sistema di seconda accoglienza, senza documenti, senza casa, né cibo. Ufficialmente protette, ma in realtà invisibili. Il foglio che ricevono, un certificato stampato su un foglio A4, attesta uno status giuridico, ma non consente di lavorare, studiare o accedere alle cure mediche. Non basta nemmeno per iscriversi all’anagrafe, chi ottiene lo status di rifugiato ha solo cinque giorni di tempo per lasciare il centro, senza un’alternativa. Questa imposizione governativa – che minaccia la sospensione dei contributi economici alle strutture e l’intervento delle forze dell’ordine – costringerà i centri a sfrattare centinaia di persone. Le istituzioni locali non sono in grado di contrapporsi ai diktat del Ministero o di trovare alternative, mentre le persone dormono per strada e ingrossano i numeri degli insediamenti informali.
Ma questo è solo l’aspetto più paradossale di tutto il sistema dell’accoglienza: quello che lascia in strada e senza protezione alcuna le persone che hanno ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato e, in quanto tali, avrebbero diritto ad essere accolti e integrati nel tessuto sociale dello Stato.

foto Piuculture
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Sbarchi e accoglienza un binomio che riserva sorprese

Nel 2023 sono sbarcati in Italia 157.652 migranti, un numero notevolmente superiore a quello degli anni precedenti, condizionati per larga parte dal fenomeno della pandemia, e secondo i dati forniti dal ministero dell’interno,  al 31 dicembre 2023, erano accolti nei centri 139.388 persone in totale, tra prima e seconda accoglienza ed i posti in accoglienza erano poco più di 143 mila, di cui 97.718 nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), 5.010 nei centri di prima accoglienza e 40.311 nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai). Peraltro, a fine 2023, dei posti Sai, quelli attivati  effettivamente erano 37.947. Con l’ampliamento del sistema nazionale d’accoglienza, seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza, al 31 luglio 2023 erano già disponibili 3454 posti mentre 4993 nuovi erano stati attivati presso Hotspot e strutture temporanee, ed altri 5094 posti erano in allestimento.
Nel 2024 sono arrivate in Italia via mare 66mila persone, una significativa diminuzione rispetto al 2023 (-57,9%), e le persone in accoglienza al 31 luglio 2024 risultano, dal cruscotto statistico del Ministero dell’Interno, 101.741. Ciò nonostante nell’ambito della primissima accoglienza siano stati attivati 4158 posti in più.  Viene spontaneo chiedersi perché si sia fatta una circolare ministeriale, per mettere alla porta i titolari di protezione internazionale, dopo solo tre giorni dall’ottenimento del titolo, se i posti disponibili nei centri non sembrano mancare.

Un sistema da sempre impostato sull’emergenza

A livello nazionale, il quadro complessivo che emerge sull’accoglienza, diritto sancito dalla Costituzione e previsto dalla normativa europea ed italiana che l’ha recepita, è stato raccontato dal nuovo rapporto “Accoglienza al Collasso: Centri d’Italia 2024 ” di ActionAid e Openpolis, pubblicato nel marzo scorso. Un’indagine, giunta all’ottava edizione, che vuole fotografare lo stato di salute dell’accoglienza dei migranti nel paese, attraverso analisi e dati di dettaglio. Il dossier descrive un sistema sempre più spinto verso la gestione straordinaria e centralizzata. Un sistema che, a distanza di  14 anni dall’emergenza nord Africa e a 9 dalla cosiddetta crisi dei rifugiati, continua ad essere impostato sull’emergenza. Non si è voluto o non si è stati in grado di realizzare un modello ordinario e ordinato per programmare la politica di accoglienza, nel quadro di un fenomeno descritto dagli esperti come strutturale e sistemico. Si decide di dare risalto ed implementare le politiche di deterrenza, quali i centri di trattenimento in Albania, piuttosto che adeguati percorsi di accoglienza ed integrazione.

“Accoglienza al collasso”: Il dossier in sintesi

Il rapporto di ActionAid evidenzia che il sistema di accoglienza italiano sta affrontando una crisi, caratterizzata da sovraffollamento, revoche di accoglienza, aumento dei minori non accompagnati e mancanza di trasparenza. “il governo italiano sta rendendo sempre più difficile accedere ai dati sui centri di accoglienza, mentre il sistema si satura e diventa sempre meno sostenibile.” Spiegano i curatori.

  • Migranti dai paesi “sicuri”, ma accolti nei centri
    Uno dei dati più significativi riguarda i richiedenti asilo provenienti dai cosiddetti “paesi sicuri”. Sebbene molte domande di asilo da paesi “sicuri” definiti, con il D.L. 158/2024, vengano respinte, a fine 2023, nei centri SAI –Sistema di accoglienza e integrazione in capo agli enti locali, si trovavano 12.169 persone da questi paesi,39,3% del totale, segno che non per tutti possono essere considerati “sicuri”. Si stima che nei SAI ci siano circa 5.400 uomini adulti provenienti da questi paesi.
  • Aumentata del 64% la presenza di minori non accompagnati
    Un altro problema grave riguarda i minori stranieri non accompagnati (Msna). Nel 2023 la loro presenza nei centri di accoglienza straordinaria è aumentata del 63,9%, con 1.773 minori accolti. Nel 2023 più di 700 Msna sono stati inseriti in strutture per adulti. A fine agosto 2024, 284 minori risultavano ancora in centri destinati a ospitare adulti, mentre i posti disponibili nei SAI rimanevano limitati.
    Sempre più donne nei centri SAI, ma con meno servizi
    Negli ultimi dieci anni, la presenza di donne nei centri SAI è aumentata di cinque volte, un fenomeno accelerato dal decreto-legge 133/2023, che riconosce tutte le donne richiedenti asilo come “vulnerabili”. Tuttavia, i servizi per le donne restano inadeguati, con difficoltà nel rispondere ai bisogni di madri sole, vittime di tratta o di violenza. Inoltre.
  • Centri sempre più grandi e sovraffollati
    Aumentano le dimensioni dei centri senza un piano efficace. A fine 2023, 105 grandi centri contavano 3.963 persone in eccesso rispetto alla capienza prevista.
  • Mancanza di trasparenza
    La gestione dell’accoglienza appare sempre meno trasparente: nel 2023, il 71,1% dei contratti per i centri di accoglienza è stato assegnato senza gara pubblica, e nei primi otto mesi del 2024 quasi il 40% delle assegnazioni ha seguito la stessa logica.
  • In aumento le revoche dell’accoglienza
     Le revoche dell’accoglienza (cioè l’espulsione dai centri) sono aumentate drasticamente: da circa 30.500 nel 2022 a 50.900 nel 2023, il sospetto è che siano servite per trovare posti.

I centri di accoglienza: affidamenti, costi, tipologie e servizi alla persona

  • Nonostante le modifiche introdotte dal decreto 20/2023, il nuovo schema di capitolato per i centri di accoglienza è arrivato solo un anno dopo. Nell’attesa, sono stati assegnati con affidamento diretto.
  • Il nuovo capitolato aumenta i costi complessivi. A crescere però sono soprattutto i costi per il funzionamento delle strutture: affitto, trasporti, cibo. Ridotte drasticamente le spese per i professionisti e i relativi servizi alla persona.
  • Vengono azzerati i servizi di informazione e orientamento legale, orientamento al territorio, assistenza psicologica e corsi di lingua italiana.
  • Nel 2023 nascono i “centri temporanei”, che forniscono solo vitto, alloggio e assistenza sanitaria minima. Non sono previsti servizi sociali.
  • Nel 2023 il 68,3% dei posti nel sistema è coperto dai centri di accoglienza straordinaria.
    In linea con gli ultimi anni, l’accoglienza “straordinaria” è maggioritaria, nonostante i numeri non giustifichino un’emergenza. Le persone accolte nei centri rappresentano lo 0,23% della popolazione residente.
  • Non c’è monitoraggio né valutazione: l’ultima relazione annuale del Viminale sull’accoglienza riguarda il funzionamento del sistema nel 2021.
  • Nonostante gli obblighi di legge, il Viminale sostiene di non monitorare a livello centrale i centri temporanei: assoluta opacità sulla natura, i numeri e le dimensioni.
  • Si riducono i contratti per l’accoglienza diffusa, aumentano quelli per i grandi centri: tra 2022 e 2023 la capienza dei centri con più di 300 posti aumenta del 360%, +2.924 posti).
  • Nel nord del paese i Cas sono più piccoli e distribuiti, al sud prevalgono grandi strutture, con ricadute negative sull’inclusione sociale delle persone ospitate.
  • Il collegamento tra i due livelli di accoglienza è poco efficace: tra 2023 e 2024 diminuiscono le segnalazioni delle prefetture, e nonostante gli inserimenti siano stabili, 3500 persone aventi diritto non riescono ad accedere al Sai.

 Conclusioni

A conclusione del quadro, va poi sottolineato come hotspot, Cpa, Cas e Casp siano stati inseriti nell’elenco delle “opere destinate alla difesa e alla sicurezza nazionale” Da un lato, questo amplia ulteriormente l’accentramento della gestione, stante il coinvolgimento anche del ministero della Difesa, dall’altro questo intervento normativo ha il potere di criminalizzare il fenomeno migratorio, come se rappresentasse un nemico esterno da cui difendersi militarmente.
L’obiettivo di garantire un’accoglienza diffusa in piccole strutture, con un impatto limitato sulle comunità ospitanti e una maggiore capacità di integrazione degli ospiti, è stato gradualmente abbandonato, privilegiando le  grandi strutture di accoglienza collettiva, che forniscono pochi servizi e portano ad una spersonalizzazione dei richiedenti asilo. È necessario un cambio di rotta, con una maggiore programmazione e una gestione più efficace per garantire un’accoglienza dignitosa e sostenibile, sostengono gli autori del rapporto nelle conclusioni, ma la sensazione che si ricava dalla lettura del dossier è che l’obiettivo reale non sia “gestire” l’accoglienza, bensì renderla così difficile da scoraggiare chiunque. Una strategia del respingimento silenzioso, che si affida all’abbandono, alla burocrazia, alla disumanizzazione del richiedente asilo.

Nadia Luminati
(23 giugno 2025)

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