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Economia

Romulo-Sabio-Salvador

L’immigrazione asiatica in Italia, presenze, lavoro, rimesse

In vent'anni gli asiatici presenti in Italia sono decuplicati, dai circa centomila dell’inizio degli anni ’90 al quasi un milione nel 2012
Aslami

Nodi e carezze di lana

Il negozio di tappeti orientali al numero 144 di viale Regina Margherita ha messo in vetrina Mahmud Aslami, un giovane restauratore totalmente assorto nel suo lavoro. In questa stagione la porta è aperta, mi...
Nadan Petrovic Project Coordinator IOM

Inserimento rifugiati, una realtà da rendere sistematica

Cofinanziato dal Fondo Europeo per i Rifugiati 2008-2013, la regione Lazio ed il ministero dell’Interno, il progetto In.Se.Ri.Re mirava all’integrazione socio-economica dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale nella nostra regione focalizzando gli sforzi su corsi di orientamento civico, professionali, contributi all’alloggio e assistenza sanitaria. I risultati, presentati la mattina del 28 giugno nella sede della regione Lazio, hanno superato ogni aspettativa. “Abbiamo optato per una nuova modalità di intervento”, ha spiegato Nadan Petrovic, dell’Oim, “cercando di coinvolgere almeno un migliaio di beneficiari contro i 65 previsti dal bando”.L’Italia è il quarto paese nell’Unione Europea per numero di domande di asilo, “questa situazione non si può affrontare con prospetti validi ma piccoli”, continua Petrovic. La sperimentazione di questo progetto è stata nel “mettere in rete realtà ed eccellenze tramite misure propedeutiche che aprissero all’integrazione, a partire dall’orientamento civico-culturale”. Da anni l’Oim organizza corsi di questo tipo nei C.a.r.a. governativi, ora è stato fatto su vasta scala, con oltre 1100 iscritti per 546 attestati consegnati. “Abbiamo rilevato profili lavorativi, arrivando a rompere il tabù per cui il rifugiato è un peso assistenziale a differenza del migrante, che è una risorsa. Le loro competenze vanno valorizzate affinché siano spendibili”.L’inserimento lavorativo “Dagli incontri con il territorio, coordinati con le associazioni di categoria, sono emersi i principali fabbisogni occupazionali”, racconta Pierpaolo Pontecorvo del Cesma, Centro Europeo di Studi Manageriali. I profili più ricercati erano florovivaisti e impiegati nell’ambito della ristorazione e del turismo. “Abbiamo ricevuto 146 richieste da diciassette strutture regionali, cui si sono aggiunte domande di partecipazione di singoli, 90 le persone coinvolte contro le 75 previste”. Alla fine in 22 hanno ricevuto l’attestato in florovivaismo, 25 in ristorazione nella prima edizione e altri 22 nella seconda. Per venti c’è stato accesso ad un periodo di tirocinio in un’azienda.Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, due le fasi in cui si è andati ad operare. “Nella prima sono state contattate le Asl, i centri di accoglienza ed i destinatari finali”, interviene Marco Dominici della Asl Rm G. In seguito si è proceduto con “incontri nei centri, per arrivare al maggior numero di beneficiari ed individuare le reali esigenze”. A Castelnuovo di Porto sono stati quindi attivati due ambulatori specialistici, in ginecologia e pediatria, “le categorie con più evidenti problematiche di accesso ai servizi”. Poi ci sono stati altri interventi, come “l’acquisto di farmaci il cui ticket non è alla portata di tutti, ausili ortopedici ed oculistici”. Sono stati così raggiunti 107 assistiti, a fronte dei 25 ipotizzati dal progetto.Infine, la sezione dedicata agli alloggi. Su 75 richieste pervenute, sono stati selezionati 40 destinatari, di cui 10 nuclei familiari con 22 minori, cui saranno erogati contributi pari a 157 mensilità di affitto. Per alcuni si procederà anche al rimborso delle utenze come luce, acqua e gas.Le voci dal territorio Che la realtà italiana in fatto di accoglienza sia ancora troppo a macchia di leopardo è cosa nota per gli addetti ai lavori, “bisognerebbe offrire opportunità concrete, degne ed oneste”, aggiunge padre Giovanni La Manna, presidente del centro Astalli, “arrivando così ad un sistema unitario, non frammentato. Progetti come questo indicano la strada”. “Approcci che portano al lavoro sono un vantaggio enorme anche in termini di rapporto costi/benefici”, l’opinione di Diego Avanzato, del C.a.r.a. di Castelnuovo di Porto. “Altrimenti permane un problema sociale che è di lunga durata”. La finalità è, ovviamente, arrivare all’autonomia dei singoli, ma prima serve un sostegno nei diversi ambiti, “sociale, legale, psicologico”, chiude Rosa Perrotta, della società cooperativa Domus Caritatis. “Abbiamo anche una scuola di italiano interna, condizione primaria per l’integrazione. I ragazzi che riescono a concludere questo percorso riacquistano dignità giorno dopo giorno, questa deve diventare la prassi”.
Romano Benini autore di Quasi italiani

Imprenditoria straniera, alla riscoperta dell’artigianato

Nel 2012 i titolari di impresa non italiani rilevati dal Centro Studi del Cna – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola Impresa – sono stati 419.680, con poco più della metà proprietari di iniziative individuali, 232.664. Da quest’anno la consistenza è stata infatti data dalla somma con società di persone o capitali in cui oltre il 50% dei soci o amministratori sia nato in un paese straniero. Nel totale, il 49,6% sono artigiani, mentre le donne arrivano a sfiorare il 20%. È quanto emerge dal lavoro di ricerca presentato la mattina del 4 giugno presso la sede di Unioncamere, unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. Concentrazione Una costante statistica, almeno per alcuni fattori, è la concentrazione: poche le principali aree di provenienza, limitate anche quelle di arrivo ed i settori produttivi. Ben il 56,8% viene da appena quattro paesi, sul totale di 63 presenti. Marocco, Romania, Cina ed Albania fanno la parte del leone, anche per ragioni di prossimità geografica, almeno per tre di loro. L’87% dei titolari risiede nell’Italia centro-settentrionale, il 76,7% è assorbito in solamente sei regioni, Lombardia nettamente in testa con il 22,9% seguita da Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto su valori tra il 12 ed il 9%. La Sicilia è la prima delle meridionali, ma con cifre nemmeno paragonabili, intorno al 3%. Quindi i compartimenti di mercato, con costruzioni e commercio che sommati superano il 70%, in sostanziale equilibrio, rispettivamente al 37 e 35%, mentre aumenta il peso del tessile, al 6,6%. Effetti della crisi Solo nell’ultimo anno di crisi si sono viste delle flessioni nell’ambito dell’imprenditoria non italiana, anche se il saldo assoluto resta attivo. Sono diminuite del 6,7% le aziende individuali, compensate dalla crescita di società di persone e di capitali, più strutturate. In totale l’aumento è stato di 24.329 unità, se prendiamo a riferimento il 2007, in un periodo precedente la recessione, siamo addirittura al +39,2%, per un incremento di 65.519 esercizi. Ma lo stesso non vale per il tasso di occupazione, che vede sì 581.000 impiegati in più, ma negli ultimi 12 mesi la percentuale di chi ha un lavoro fra gli stranieri è scesa del 6,5% contro l’1,7% dei nostri connazionali. L’incontro è stato anche un’occasione per presentare il volume di Romano Benini “Quasi italiani”, il racconto di più di venti storie di imprenditoria immigrata di successo, che oltre il lato economico celano altrettanti mondi da scoprire. “La voglia e la passione sono il collante”, spiega l’autore, “l’energia è in controtendenza con quello che avviene nell’artigianato in Italia, emergono culture che non hanno mortificato il lavoro manuale come da noi, chiudendo diverse opportunità. È il caso di rendersene conto per contribuire a creare insieme le condizioni per lo sviluppo”. L’idea di integrazione Da quando la Kyenge è ministro per l’Integrazione il dibattito politico è stato quasi esclusivamente legato alla sua storia ed al tema della cittadinanza, mentre poco o nulla è stato chiesto sui programmi da attuare perché l’integrazione – che dà il nome al ministero e quindi si presume centrale – diventi sempre più un fatto. Tutto dovrebbe partire “dall’interazione ” - una sola lettera di differenza – “in spazi comuni fra persone che si portano dietro diverse speranze, valori, bagaglio culturale”, l’idea del ministro. L’incontro dovrebbe essere dunque finalizzato alla sintesi di “buone pratiche, selezionate per una coesione sociale che rafforzi la cittadinanza e la nuova identità, senza per questo cancellare le origini”. L’ottica è quella di uscire da una logica perennemente emergenziale del fenomeno, “ormai consolidato. Dobbiamo applicare nella quotidianità la Costituzione, risposta ai problemi di esclusione e discriminazione, fornendo gli strumenti per realizzare una società rinnovata”.
Barcone di immigrati

Gli sprechi economici delle politiche del rifiuto

In meno di dieci anni sono stati spesi in Italia oltre 1,6 miliardi di euro, nella quasi totalità a carico dello Stato tolti 283 milioni di provenienza Ue, con lo scopo di contrastare l’immigrazione...
Barcone di immigrati

Il contributo dell’immigrazione nell’assistenza familiare

In tutta Italia l’Inps ha censito 750 mila impiegati stranieri nell’assistenza familiare, ma è ragionevole pensare che la cifra reale sia da raddoppiare, per la presenza tutt’altro che marginale di persone che svolgono il lavoro senza regolare contratto.
mappamondo

Ritorni volontari assistiti, opportunità e non fallimento

Sono sempre più i migranti che ritornano volontariamente nei loro paesi d’origine. È vero che l’incremento tra 2010 e 2011 è stato solo dell’1%, ma tra le componenti non residenti si manifestano le maggiori volontà di uscita dall’Italia.
Iliana con amica

Multiculturalità, una marcia in più?

Aziende cercano giovani multiculturali. Per aprire un businnes con paesi emergenti, le aziende cercano persone tecnicamente qualificate, che in più abbiano buona dimestichezza con altre culture. A Milano se ne occupa Bonboard, una società...
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Guerra civile in Siria, far sentire la voce alla comunità internazionale

Onsur ed “Insieme per la Siria libera sono due associazioni che coinvolgono cittadini originari del paese mediorientale per la raccolta di indumenti e viveri da destinare alla popolazione martoriata dalla guerra civile
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Re-Start Up, un percorso verso l’autonomia

Creare dodici cooperative in sei città – Brescia, Trieste, Ferrara, Parma, Roma e Lecce – coinvolgendo 245 titolari di protezione internazionale vulnerabili, tra cui 18 donne con minori, in percorsi propedeutici all’imprenditorialità in forma...