![Da Zafari a Bella, Ciao! una risposta collettiva alla crisi che sta trasformando San Lorenzo](https://www.piuculture.it/wp-content/uploads/2014/02/Stefano-Zarlenga-Zafari-300x210.jpg)
Segue da La lunga notte di San Lorenzo
“Abbiamo iniziato a stare aperti anche la sera, il nostro slogan è cultura contro paura: vogliamo rispondere alla crisi in modo collettivo, non darla vinta al capitale che sta trasformando San Lorenzo in un quartiere di video lottery e bar che danno a 2 euro e 50 il cocktail e a 1 euro lo shottino”.
Stefano Zarlenga ha 33 anni e una bella luce nello sguardo. Entrando alla libreria Zafari si sente tutta la passione e la grinta che ci ha messo da quando l’ha aperta, nel 2009. Oggi è costretto a chiuderla, come tanti librai, artigiani e commercianti prima di lui.
Ma non si arrende Stefano, reinventa. E nascerà così a fine febbraio l’associazione culturale Bella, Ciao! “Sarà una libreria specializzata sulla storia di Roma e di San Lorenzo, organizzeremo corsi e visite guidate insieme alle scuole e vorremmo realizzare un archivio storico del quartiere perché la memoria vivente di San Lorenzo, il barbiere Gaetano Bordoni, ci ha lasciati purtroppo questa estate”. Stefano a San Lorenzo ci è arrivato per la militanza politica. Lui la fa così.
![La cittadinanza attiva trasforma la piazza in palco. Uno spettacolo del Condominio di Via dei Sabelli, la compagnia teatrale formata da ragazzi e operatori del reparto di Neurospichiatria Infantile del Policlinico Umberto I° - Foto: il Grande Cocomero](https://www.piuculture.it/wp-content/uploads/2014/02/spettacolo-grande-cocomero.jpg)
Il dilagare dello spaccio di droga con gli scontri delle ultime settimane e la trasformazione del quartiere in un divertificio hanno per i san lorenzini una matrice comune: la speculazione edilizia. Salgono i canoni e gli affitti, chiudono botteghe e librerie, sostituite da minimarket e pub. Ma l’afflato cultural-popolare non è scomparso e in tanti lottano per restituire a San Lorenzo la sua identità.
C’è la cittadinanza attiva dei residenti di via De Lollis, via dei Sardi e via dei Sabelli che si sono battuti contro la cementificazione spietata che sta trasformando i luoghi storici del quartiere in miniappartamenti per studenti e parcheggi interrati senza alcuna riqualificazione. Ci sono le femministe di via dei Volsci 22 che da quattro anni resistono agli sgomberi anche se questo significa fare i conti con le bombe: 6 gli attacchi dinamitardi negli ultimi due mesi.
Resiste San Lorenzo nelle chiacchierate a Giufà, dove birre e succhi equo solidali si mescolano a libri e fumetti che hanno ancora l’odore di quando eri bambino. Resiste sotto la pergola del Bar Marani, dove ci si incontra per andare a vedere l’Atletico San Lorenzo, la squadra figlia del quartiere nata questa estate. Nelle attività per i ragazzi promosse dal Grande Cocomero, nei servizi di tutela per lavoratori precari e migranti offerti dagli attivisti di ESC Atelier.
![Atletico San Lorenzo, il calcio figlio del popolo](https://www.piuculture.it/wp-content/uploads/2014/02/Atletico-San-Lorenzo-300x225.jpg)
Resistono i san lorenzini e non da oggi: “Già nel 2010 diverse realtà del quartiere avevano dato vita all’esperienza di San Lorenzo Cambia – Cambia San Lorenzo” racconta Lorenzo Manni del Grande Cocomero. “Due settimane di spettacoli, proiezioni, dibattiti e concerti a piazza dell’Immacolata per dimostrare che è possibile combattere il degrado riempiendo gli spazi di contenuti culturali e stimoli aggregativi e la soluzione non può essere riaprire al traffico o costruire villaggi di stand che la sera chiudono, negando l’esistenza stessa della piazza”.
“Ogni volta che i nostri ragazzi si esibiscono arrivano 200 persone che sono lì per lo spettacolo, non per lo shot o per la droga. La scorsa estate abbiamo fatto una serata rap e quelli che sono generalmente indicati come il lato negativo della piazza si sono avvicinati a vedere, a chiedere, che fai? Come funziona? Posso provare anch’io? In questo modo hai la possibilità di dialogare con il disagio”.
Il degrado si combatte così: con la cittadinanza attiva, con una militanza politica che è proposta culturale, riappropriazione degli spazi contro l’assenza di pianificazione. Anche se questo significa prendere decisioni coraggiose e assumersi dei rischi. Una storia che continueremo a raccontarvi nella terza parte della nostra inchiesta.
Sandra Fratticci
(13 febbraio 2014)
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