San Lorenzo resiste: il degrado si combatte così

Da Zafari a Bella, Ciao! una risposta collettiva alla crisi che sta trasformando San Lorenzo
Da Zafari a Bella, Ciao! una risposta collettiva alla crisi che sta trasformando San Lorenzo

Segue da La lunga notte di San Lorenzo

“Abbiamo iniziato a stare aperti anche la sera, il nostro slogan è cultura contro paura: vogliamo rispondere alla crisi in modo collettivo, non darla vinta al capitale che sta trasformando San Lorenzo in un quartiere di video lottery e bar che danno a 2 euro e 50 il cocktail e a 1 euro lo shottino”.
Stefano Zarlenga ha 33 anni e una bella luce nello sguardo. Entrando alla libreria Zafari si sente tutta la passione e la grinta che ci ha messo da quando l’ha aperta, nel 2009. Oggi è costretto a chiuderla, come tanti librai, artigiani e commercianti prima di lui.

Ma non si arrende Stefano, reinventa. E nascerà così a fine febbraio l’associazione culturale Bella, Ciao! “Sarà una libreria specializzata sulla storia di Roma e di San Lorenzo, organizzeremo corsi e visite guidate insieme alle scuole e vorremmo realizzare un archivio storico del quartiere perché la memoria vivente di San Lorenzo, il barbiere Gaetano Bordoni, ci ha lasciati purtroppo questa estate”. Stefano a San Lorenzo ci è arrivato per la militanza politica. Lui la fa così.

La cittadinanza attiva trasforma la piazza in palco. Uno spettacolo del Condominio di Via dei Sabelli, la compagnia teatrale formata da ragazzi e operatori del reparto di Neurospichiatria Infantile del Policlinico Umberto I° - Foto: il Grande Cocomero
La cittadinanza attiva combatte il degrado trasformando la piazza in palco. Uno spettacolo del Condominio di Via dei Sabelli, la compagnia teatrale formata da ragazzi e operatori del reparto di Neurospichiatria Infantile del Policlinico Umberto I° – Foto: il Grande Cocomero

Il dilagare dello spaccio di droga con gli scontri delle ultime settimane e la trasformazione del quartiere in un divertificio hanno per i san lorenzini una matrice comune: la speculazione edilizia. Salgono i canoni e gli affitti, chiudono botteghe e librerie, sostituite da minimarket e pub. Ma l’afflato cultural-popolare non è scomparso e in tanti lottano per restituire a San Lorenzo la sua identità.

C’è la cittadinanza attiva dei residenti di via De Lollis, via dei Sardi e via dei Sabelli che si sono battuti contro la cementificazione spietata che sta trasformando i luoghi storici del quartiere in miniappartamenti per studenti e parcheggi interrati senza alcuna riqualificazione. Ci sono le femministe di via dei Volsci 22 che da quattro anni resistono agli sgomberi anche se questo significa fare i conti con le bombe: 6 gli attacchi dinamitardi negli ultimi due mesi.

Resiste San Lorenzo nelle chiacchierate a Giufà, dove birre e succhi equo solidali si mescolano a libri e fumetti che hanno ancora l’odore di quando eri bambino. Resiste sotto la pergola del Bar Marani, dove ci si incontra per andare a vedere l’Atletico San Lorenzo, la squadra figlia del quartiere nata questa estate. Nelle attività per i ragazzi promosse dal Grande Cocomero, nei servizi di tutela per lavoratori precari e migranti offerti dagli attivisti di ESC Atelier.

Atletico San Lorenzo, il calcio figlio del popolo
Atletico San Lorenzo, il calcio figlio del popolo – Foto: Atletico San Lorenzo

Resistono i san lorenzini e non da oggi: “Già nel 2010 diverse realtà del quartiere avevano dato vita all’esperienza di San Lorenzo Cambia – Cambia San Lorenzo” racconta Lorenzo Manni del Grande Cocomero. “Due settimane di spettacoli, proiezioni, dibattiti e concerti a piazza dell’Immacolata per dimostrare che è possibile combattere il degrado riempiendo gli spazi di contenuti culturali e stimoli aggregativi e la soluzione non può essere riaprire al traffico o costruire villaggi di stand che la sera chiudono, negando l’esistenza stessa della piazza”.

“Ogni volta che i nostri ragazzi si esibiscono arrivano 200 persone che sono lì per lo spettacolo, non per lo shot o per la droga. La scorsa estate abbiamo fatto una serata rap e quelli che sono generalmente indicati come il lato negativo della piazza si sono avvicinati a vedere, a chiedere, che fai? Come funziona? Posso provare anch’io? In questo modo hai la possibilità di dialogare con il disagio”.

Il degrado si combatte così: con la cittadinanza attiva, con una militanza politica che è proposta culturale, riappropriazione degli spazi contro l’assenza di pianificazione. Anche se questo significa prendere decisioni coraggiose e assumersi dei rischi. Una storia che continueremo a raccontarvi nella terza parte della nostra inchiesta.

Sandra Fratticci
(13 febbraio 2014)

Leggi anche:
Infanzia alla Ribalta: l’importanza degli spazi condivisi
In viaggio per sopravvivere: al Cinema Palazzo si parla di migrazioni
ESC: italiano per stranieri strumento di difesa
Mama Africa e Grande Cocomero, per il dialogo interculturale di domani
L’integrazione va in scena al “parco dei poveri”