Piuculture compie 11 anni: cos’è cambiato dall’anno scorso, quando si soffiavano le prime candeline a numeri doppi? Immaginando di ripercorrere lo storico del giornale, in undici anni la redazione di Piuculture ha visto impegnate oltre 160 giovani, di 38 paesi del mondo; quest’anno ha accolto anche due giovani redattori attraverso il Servizio Civile Universale. Ha offerto la possibilità a appassionati di giornalismo di imparare il mestiere e di crescere.
Scrivere di cittadini stranieri ha dato ai lettori di Piuculture la possibilità di conoscere persone, spazi, odori e colori di terre lontane, seppur rimanendo a Roma. Allo stesso tempo, il voler scrivere per i cittadini stranieri ha risposto al bisogno di rendere l’informazione realmente comprensibile e accessibile per tutti. Lo dimostrano anche i numerosi laboratori di giornalismo sociale, resi possibile grazie all’8×1000 della Chiesa Valdese, indirizzati a giovani di seconda generazione e italiani: “Infomigranti” per la formazione giornalistica degli stranieri, “Perfetto Migliorabile” per le donne in condizione di vulnerabilità e “Niente Paura” per minori stranieri non accompagni e studenti italiani, la cui terza edizione ha preso il via a gennaio di quest’anno.
Anche negli anni del Covid la redazione è riuscita ad impegnarsi in molti progetti giornalistici: ne è un esempio il lavoro di analisi “Mezzo secolo di accoglienza”, una serie di articoli di approfondimento sui percorsi di migrazione delle varie comunità in Italia, così come il lavoro di mappatura delle comunità straniere presenti a Roma; la pubblicazione di un e-book che raccoglie dieci anni di contributi di tutti i redattori approdati nel gruppo redazionale e la produzione di una serie di podcast realizzati nel corso del progetto “Niente Paura”.
I redattori di Piuculture hanno deciso di festeggiare questo undicesimo anniversario proponendo un articolo ciascuno fra i più significativi scritti nel corso del 2021.
Cos’è successo in un anno? gli articoli dei redattori di Piuculture
Luciana, lettrice appassionata, ha scelto ancora una volta un libro di recente pubblicazione sui temi connessi alle migrazioni e ne ha parlato con l’autore per approfondire i temi legati al cibo e al suo consumo, profondamente legati alle migrazioni, al caporalato e al cambiamento climatico. Un modo per “fare emergere gli snodi fondamentali per comprendere il mondo”.
Sul cibo si gioca il futuro del mondo intero
Marco si è sperimentato, per il suo primo pezzo, in un’uscita fuori porta: nel varcare i confini della città si è ritrovato in un angolo di Est Europa, nei pressi dello storico evento “Miss Badante”. “È stato un articolo che ho vissuto: ho fatto il viaggio insieme alle protagoniste dell’evento e poi sono ritornato con loro. Ma ci sono anche state cose che non ho condiviso, per le quali ho dovuto essere, in parte, critico”.
Miss Badante 2021: il lavoro che usura
Vincenzo ha approfondito il drammatico tema del lavoro, ricordando la morte di Camara Fantamdi e di tutte le persone coinvolte, più di mille ogni anno in Italia. “I lavoratori sfruttati spesso hanno difficoltà a denunciare perché soggetti a ricatti e violenze. Per questo non dobbiamo dimenticare che anche noi consumatori, con le nostre scelte, possiamo contribuire o meno al loro sfruttamento”.
Caporalato: 26 clan criminali nel business agroalimentare
Rosy ha girovagato per Roma, nei pressi di piazzale Spadolini, assistendo all’ennesimo sgombero di Baobab Experience. “È un pezzo che racconta, sintetizza, gran parte di quello che ho potuto vedere, sentire, raccogliere seguendo le attività di Baobab dal 2015. E mi ricorda che Piuculture è anche un giornalismo senza fretta, cotto a fuoco lento, di cui c’è bisogno per leggere alcune questioni umane”.
Baobab experience: da via Cupa a Piazzale Spadolini e ritorno
Per Elisa il Refugees Fashion Show “ha rappresentato la conclusione di un percorso denso, formativo e professionalizzante, una sfilata di moda, una passerella di vita, con tante storie vere, da conoscere e ascoltare, attraverso il lavoro fatto dagli autori e dagli insegnanti. È stato un momento di profonda umanità coronato dall’intervista fatta alla meravigliosa Emmanuella Amidu che aveva un mondo da esprimere”.
Refugees Fashion Show, una passerella di vita e di moda
Nicoletta è entrata nel vivo del racconto sul territorio, percorrendo ogni strada del VI Municipio di Roma, il più popolato da cittadini stranieri. “Dal territorio ai dati e poi di nuovo al territorio a parlare con chi vive in quella porzione di città, il VI Municipio, oltre il raccordo anulare. Giornalismo di strada sotto il sole estivo per raccontare, problemi e gioie, di stranieri e italiani che vivono Roma, lontano dal centro”.
Municipio VI: qui vive la comunità di stranieri più numerosa della Capitale
Silvia si è mossa in tutta Europa, con la volontà di comprendere fino i significati di frontiera, confine, mura. “Questo articolo lo considero un po’ come un bilancio di fine anno su tutti i fronti caldi dell’immigrazione, alcuni di lunga data altri ancora saliti soltanto di recente agli onori della cronaca. Spesso si parla di immigrazione soltanto quando emergono fatti di cronaca particolarmente eclatanti, oscurando il quadro di insieme in cui si inseriscono. Ecco, questo articolo è stato un tentativo, spero riuscito, di contrastare questa tendenza”.
Confini e frontiere: le mura antimigranti della Fortezza Europa
Valeria si è metaforicamente imbarcata sulla Zattera, il giornale di Urbanesimo Nomade del gruppo Stalker, tra le terre dell’Ostiensistan: un luogo, ma soprattutto un intreccio di vite e di memorie, che nei pressi della Stazione Ostiense ha visto il passaggio di tantissimi cittadini curdi e afghani diretti in Francia e nel resto d’Europa. Una giornata intensa, raccontata ai lettori perché “ascoltare le comunità è la via per distinguere tra i veri ostacoli all’integrazione sociale e quelli che lo sono solo in apparenza”.
In viaggio con la Zattera attraverso l’Ostiensistan
Giada è stata ospitata in Afghanistan e in Iran nello stesso momento. Tra banchetti di tè caldo, melograni e frutta secca ha atteso l’arrivo della notte più lunga dell’anno, la Shab-e-Yalda. “Le fumate di vapore caldo del tè mi hanno riscaldato l’anima, dopo una faticosa traversata della città in tram. Dopo due anni di scrittura da casa l’incontro di comunità mi ha restituito il piacere di incontrare le persone, di conoscere le loro antichissime storie e di poterle raccontare”.
La notte più lunga dell’anno: Shab-e-Yalda della comunità afghana
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Giada Stallone
(09 febbraio 2022)
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