Sono stati pubblicati i Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dalla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Ai rapporti dedicati alle 16 comunità più numerose si affianca un’appendice statistica e un ampio report di confronto, secondo cui i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia al primo gennaio 2021 sono 3.373.876, circa 242mila in meno (-6,7%) rispetto ai 3.615.826 cittadini extra UE del 2020. Provengono principalmente da Marocco, Albania, Cina e Ucraina, complessivamente il 38% delle presenze totali. Infatti, i soggiornanti extra UE si dividono principalmente tra tre continenti di origine, ovvero Asia (31%), Africa (30%) ed Europa non comunitaria (28%). Poco più di 1 su 10 viene invece dal continente americano, mentre solo lo 0,1% proviene dall’Oceania.
Accoglienza dei cittadini non comunitari
È il Nord Italia ad accogliere la maggior parte della popolazione non comunitaria, con più dei tre quinti delle presenze, seguita dal Centro con il 24% e dal 14,2% del Mezzogiorno. A livello regionale la Lombardia rappresenta la regione più accogliente, ospitando complessivamente il 26% della popolazione non comunitaria in Italia, soprattutto egiziani (67%), ecuadoriani (46,7%) e peruviani (44%). La comunità bangladese, invece, è insediata principalmente nella regione Lazio (28% circa), così come la tunisina in Emilia-Romagna (20,6%), la moldava e la nigeriana in Veneto (rispettivamente 26,7% e 14,5%).
Uomini, donne e minori
Il report registra un equilibrio di genere nella popolazione dei cittadini non comunitari in Italia quasi perfetto: uomini 50,5% e donne 49,5%. Le comunità più equilibrate per quanto riguarda il genere risultano la cinese, l’albanese, la srilankese e la marocchina. Viceversa, la quota femminile è massima nella comunità ucraina (79% circa), seguita dalle comunità moldava (66,8%), peruviana (58,4%), filippina (57,4%) ed ecuadoriana (57,1%). Le comunità senegalese, pakistana e bangladese sono, invece, comunità a prevalenza maschile, con una percentuale di uomini vicina al 70%.
Con 744.302 minori, la popolazione extra UE in Italia è più giovane di quella italiana. I minori, infatti, rappresentano il 22,1% della popolazione non comunitaria, a fronte del 16,2% della cittadinanza italiana. La quota di minori è massima per la comunità marocchina (28,8%), egiziana (34,1%) e tunisina (28,5%). Le percentuali più basse di minori si rilevano nelle comunità ucraina (8%), moldava (17,4%), filippina (18,5%) e peruviana (18,9%).
Ingressi, cittadinanza e permessi di soggiorno
A causa delle restrizioni introdotte per contrastare il diffondersi della pandemia nel 2020 gli ingressi sono scesi del 40%: 106.503, 70.751 in meno rispetto all’anno precedente. Le variazioni vanno dal -1,9% rilevato per la comunità egiziana al -8,6% della comunità senegalese, -8,5% per la comunità albanese, -7,2% marocchina e -7,1% cinese. Ciononostante, nel 2020 sono stati 118.513 i cittadini non comunitari divenuti italiani, il 4% in più rispetto all’anno precedente. In questo caso Albania e Marocco, insieme, coprono quasi due quinti delle acquisizioni totali. In aumento anche la quota di titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo sul totale dei regolarmente soggiornanti, pari al 64,4% il primo gennaio 2021, era il 63,1% nel 2020.
I motivi familiari per la maggior parte delle nazionalità rappresentano il principale motivo di ingresso in Italia: 89% per Sri Lanka, seguita da Marocco (85,4%), Filippine (84,3%) ed Ecuador (80%). Principale motivazione per l’acquisizione della cittadinanza italiana nel corso del 2020 è la naturalizzazione, che copre il 48,5% del totale. Nel 40% dei casi abbiamo la trasmissione dai genitori, l’acquisizione al diciottesimo anno di età e lo jus sanguinis. Il matrimonio, infine, riguarda il rimanente 10,8% dei casi. Per le nazionalità cinese, egiziana, filippina, nigeriana, srilankese e tunisina l’acquisizione al diciottesimo anno o la trasmissione dai genitori risultano decisive, mentre per le altre nazionalità a prevalere maggiormente è la naturalizzazione. La comunità ucraina e marocchina, infine, sono quelle con una maggior quota di acquisizioni legate ai matrimoni, rispettivamente il 23,3% e 15,3%.
Forza lavoro e imprenditoria
Il rapporto specifica come il 7,1% della forza lavoro in Italia è di cittadinanza non comunitaria. Sono 1.583.352 i cittadini non comunitari occupati in Italia nel 2020, 100mila in meno rispetto al 2019, un calo del 6,2%. L’occupazione femminile, pari al 41,5% sul totale dei non comunitari, risulta maggiore nelle comunità filippina (72,5%), peruviana (63,2%), ucraina (61,9%), e cinese (59,6%), minima in quella pakistana (4,3%), bangladese (5,8%) ed egiziana (7,8%).
In ambito imprenditoriale, le imprese guidate da cittadini extra UE rappresentano l’8,2% delle imprese italiane: 498.349 nel 2020, con un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente. 237.592 sono invece i cittadini non comunitari disoccupati: l’11% in meno rispetto all’anno precedente. Purtroppo, aumentano in modo significativo anche gli inattivi con il 15,3% in più nel 2020, pari a 955mila cittadini non comunitari. Ciononostante, il 2020 ha visto crescere le rimesse inviate verso Paesi Terzi: 6 miliardi di euro, più 16% rispetto al 2019. La maggior parte sono stati inviati in Asia, il 41,3% delle rimesse totali in uscita dall’Italia.
I rapporti delle comunità
Di seguito i singoli rapporti di ciascuna delle 16 comunità più numerose, di cui si illustrano le caratteristiche e i processi di integrazione:
- albanese
- bangladese
- cinese
- ecuadoriana
- egiziana
- filippina
- indiana
- marocchina
- moldava
- nigeriana
- pakistana
- peruviana
- senegalese
- srilankese
- tunisina
- ucraina
Vincenzo Lombardo
(7 Giugno 2022)
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