
Il 26 settembre ricorre la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, istituita nel 1914 dalla Chiesa cattolica. Secondo i dati dell’ultimo rapporto Global Trends dell’Unhcr relativo al 2020 nel mondo vi sono 82,4 milioni di persone costrette alla fuga, con un incremento del 4% rispetto all’anno precedente (79,5 milioni nel 2019). Nel 2020 ci sono stati:
- 20,7 milioni di rifugiati sotto il mandato dell’UNHCR;
- 5,7 milioni di rifugiati palestinesi sotto il mandato dell’UNRWA;
- 48,0 milioni di sfollati interni;
- 4,1 milioni di richiedenti asilo;
- 3,9 milioni di venezuelani fuggiti all’estero.
Secondo i dati più di due terzi di tutte le persone fuggite dal proprio Paese provengono da sole cinque nazioni: Siria (6,7 milioni), Venezuela (4,0 milioni), Afghanistan (2,6 milioni), Sud Sudan (2,2 milioni) e Myanmar (1,1 milioni).
Per il settimo anno consecutivo la Turchia ha ospitato il numero più alto di rifugiati nel mondo con 3,7 milioni di rifugiati, seguita da Colombia (1,7 milioni), da Pakistan e Uganda (entrambi 1,4 milioni) e, prima in Europa, dalla Germania (1,2 milioni).
Gli Stati e l’UNHCR hanno registrato in totale circa 1,3 milioni di domande di asilo, un milione in meno rispetto al 2019, il 43% in meno. A causa della pandemia, anche il reinsediamento dei rifugiati ha registrato un crollo drastico: l’anno scorso sono stati reinsediati solo 34.400 rifugiati, il livello più basso in 20 anni. Nel 2020, sempre a causa della pandemia, avevano chiuso le loro frontiere oltre 160 Paesi, di cui 99 non facevano eccezioni per le persone in cerca di protezione.
Purtroppo la situazione nel 2021 non sembra essere destinata a migliorare, considerando che in Afghanistan, dal 14 agosto, più di 113.000 persone sono state evacuate dall’aeroporto di Kabul ma che centinaia di migliaia di persone sono ancora alla disperata ricerca di una via di fuga.
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Vincenzo Lombardo
(26 settembre 2021)
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